Non ha avuto tentennamenti. Li ha nuovamente riconosciuti e ha puntato il dito contro di loro. «Hanno ucciso mio padre. In tre lo tenevano e uno di loro lo ha accoltellato, ma non ho visto la lama». Maria Adriana ha appena vent'anni ma ha avuto la forza di denunciare e di riconoscere «senza alcun dubbio» gli assassini del papà, il 61enne Maurizio Cerrato, ucciso con una coltellata un mese fa in via IV Novembre a Torre Annunziata. In quel parcheggio privato, poi sequestrato poiché completamente abusivo, si consumò la tragedia: una «lezione» data al papà della ragazza che aveva spostato una sedia dalla strada per poter parcheggiare «al posto» della famiglia Scaramella. Insieme all'avvocato Giovanni Verdoliva e accompagnata dai carabinieri della sezione operativa della compagnia di Torre Annunziata, ieri mattina Maria Adriana ha raggiunto la caserma di Castellammare, dove si è celebrato l'incidente probatorio chiesto e ottenuto dalla Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, aggiunto Pierpaolo Filippelli, sostituto Giuliana Moccia) per blindare la prova rappresentata dalle dichiarazioni della ragazza, l'unica testimone oculare del delitto che ha deciso di parlare.
GLI ACCUSATI
Un'udienza particolare, durata quasi quattro ore, tenuta dinanzi al gip Mariaconcetta Criscuolo, con la ricognizione «faccia a faccia» alla presenza dei quattro presunti assassini e dei loro legali (gli avvocati Antonio Iorio e Mauro Porcelli). In carcere ci sono i fratelli Domenico e Giorgio Scaramella, 51 e 42 anni, il cugino 33enne Antonio Cirillo e l'incensurato Antonio Venditto, appena 26 anni. Maria Adriana è stata fredda, lucida, precisa. Ha ripercorso quei momenti di terrore, la prima lite con Rosa Scaramella, sorella di Domenico e Giorgio e indagata solo per lesioni.
«CHIEDO SCUSA ALLA FAMIGLIA»
Ieri lo stesso Domenico Scaramella, ritenuto un ex armiere del terzo sistema di camorra di Torre Annunziata, ha preso la parola e ha chiesto «scusa a Maria Adriana, alla vedova Tania e a tutta la città». Non è una confessione, né un'ammissione dei fatti, ma una semplice dichiarazione di chi forse è già riuscito a rendersi conto di quanto accaduto. Gli altri indagati, invece, restano ancora in silenzio. Venditto continua a negare la sua presenza e, durante l'interrogatorio, ha fornito un alibi tuttora al vaglio degli inquirenti. Il video di un bar di Torre Annunziata è stato acquisito per capire se possa essere realistica la sua versione dei fatti. Le indagini dei carabinieri, coordinati dalla Procura di Torre Annunziata, non si fermano. Ma adesso si parte da una certezza processuale che è rappresentata dalle dichiarazioni di Maria Adriana.