«Non ha inquinato il Giglio», l’unica vittoria del comandante Schettino

«Non ha inquinato il Giglio», l’unica vittoria del comandante Schettino
di Ciriaco M. Viggiano
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Sabato 6 Aprile 2019, 11:30 - Ultimo aggiornamento: 13:02
Francesco Schettino, l’ex comandante della Costa Concordia attualmente detenuto nel carcere di Rebibbia, non dovrà scontare alcuna pena per la compromissione dell’equilibrio ambientale dell’isola del Giglio. L’ha deciso la Cassazione dichiarando estinto il reato di distruzione delle bellezze naturali di cui prima il Tribunale di Grosseto e poi la Corte d’appello di Firenze avevano ritenuto colpevole il marittimo metese. All’origine di questo processo bis era sempre la notte del 13 gennaio 2012, quando 32 persone morirono in seguito all’impatto tra la nave da crociera comandata da Schettino e gli scogli al largo dell’isola del Giglio. 

Per quella vicenda l'ex comandante è stato condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione al termine del processo principale. Il secondo giudizio, invece, riguardava il presunto sfregio che il marittimo metese avrebbe inferto all'ecosistema del Giglio a causa dell'incidente e della permanenza del relitto della nave nelle acque toscane fino al 23 luglio 2014, data della sua rimozione. Per questi fatti il Tribunale di Grosseto, il 22 dicembre 2016, e la Corte d'appello di Firenze, il 15 maggio 2018, aveva condannto Schettino a 5mila euro di ammenda.
 
Secondo i giudici la permanenza del relitto della Concordia e le operazioni di rimozione avevano «modificato il profilo dell'area comportando una inevitabile alterazione dell'equilibrio naturale». In più, la condotta di Schettino non si sarebbe esaurita con l'impatto sugli scogli, ma si sarebbe protratta «per tutto il periodo dell'attività di rimozione del relitto», cioè fino al 23 luglio 2014.

Ecco perché, secondo i magistrati, la distruzione delle bellezze naturali contestata all'ex comandante si sarebbe potuta estinguere solo dopo la scadenza del termine di prescrizione di cinque anni, cioè il 23 luglio 2019. Contro questa ricostruzione gli avvocati Paola Astarita e Saverio Senese, difensori di Schettino, si erano rivolti alla Cassazione sottolineando come la condotta dell'ex comandante si fosse esaurita con l'impatto sugli scogli. In altre parole, Schettino non poteva essere condannato anche per l'alterazione dell'equilibrio ambientale del Giglio perché, dopo il naufragio, non aveva più avuto contatti con la nave né avrebbe potuto rimuoverla da solo. Oltretutto, mentre il relitto era adagiato sugli scogli e i tecnici provvedevano al suo spostamento, Schettino si trovava ai domiciliari. Alla fine, il ricorso discusso dall'avvocato Astarita ha convinto la Cassazione che ha ribaltato le precedenti sentenze: a Schettino è stata riconosciuta la prescrizione, quindi non dovrà pagare l'ammenda. Costa Crociere, compagnia cui apparteneva la Concordia, dovrà invece affrontare un nuovo giudizio d'appello in sede civile. Per l'entourage di Schettino è il primo successo: «Non ha vinto Francesco né la sua difesa, ma solo il diritto e la giustizia».
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