Napoli, insegnante morta quattro giorni dopo il vaccino: ascoltati i medici, la Procura sequestra il telefono

Napoli, insegnante morta quattro giorni dopo il vaccino: ascoltati i medici, la Procura sequestra il telefono
di Maria Pirro
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Giovedì 4 Marzo 2021, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 10:02

«L'ho visitata io, quella mattina: aveva un blocco intestinale. Poi ha perso conoscenza». Giuseppe Gaeta è un cardiologo esperto, ha lavorato al Cardarelli, nel Dipartimento di emergenza-accettazione. Ed è il medico che ha tentato di rianimare Annamaria Mantile, 62enne del Vomero. Inutilmente. L'amatissima insegnante di inglese è morta alle 13,30, martedì 2 marzo. A distanza di quattro giorni dal vaccino anti-Covid, anche se non è possibile stabilire alcuna correlazione.

Per capire cos'è accaduto, i familiari hanno presentato denuncia, i magistrati hanno disposto l'autopsia, i carabinieri hanno acquisito il telefonino della donna e hanno sentito i camici bianchi, che si sono occupati dell'assistenza.

Nessuno risulta indagato: il fascicolo, nelle mani del sostituto procuratore Raffaello Falcone, al momento è contro ignoti. 

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Il dottore Gaeta ieri ha reso una dichiarazione ai militari. «Sono andato a casa Mantile tra le 8,30 e le 9,30», spiega al telefono. «La signorina aveva il battito accelerato, anche se l'elettrocardiogramma non mostrava altro. E la pressione molto bassa. Aveva avuto del vomito biliare, oltre che alimentare, già da giorni. Era disidratata, non stava mangiando. Soffriva di un problema addominale, da monitorare». Il cardiologo le aveva consigliato una terapia con l'aggiunta del cortisone. «Alle 13, qualche minuto prima di pranzo, ho chiamato per sapere come si sentisse, pensando che avesse fatto la flebo». Risposta? «La mamma anziana mi ha detto che stava malissimo e non respirava. Sono immediatamente tornato». Cinque, sei minuti al massimo.

«Aiutato dal fratello, l'ho distesa sul letto. Insieme le abbiamo pulito il viso e praticato sia il massaggio cardiaco sia la respirazione bocca a bocca. Ma, quando è arrivata l'ambulanza del 118, non dava più segnali di ripresa». Sentito anche il medico di famiglia, Luciana Carrino, che precisa «di essere stata avvertita, il 2 marzo, solo dopo il decesso e, nei giorni precedenti, contattata quando la terapia era già cominciata su indicazione della guardia medica». Sabato 27 febbraio, due ore dopo l'iniezione di AstraZeneca, la professoressa aveva iniziato ad avere nausea, conati di vomito, dolori articolari e senso di spossatezza. «Con la cura, sembrava stesse meglio», aggiunge Carrino, spiegando di non averle prescritto farmaci in precedenza. La professoressa non soffriva di patologie croniche. «Non aveva malattie, ma tutti gli insegnanti e le forze dell'ordine sono in prima linea, e chiamati a immunizzarsi», dice il fratello Sergio, sociologo, che ha presentato l'esposto nella caserma di via Gemito e ieri ha ricevuto tanti messaggi di affetto e stima. 

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«Noi l'abbiamo ricordata con un minuto di silenzio, siamo una comunità molto unita», afferma Caterina Cernicchiaro, il dirigente scolastico dell'istituto comprensivo Pavese, dove insegnava Annamaria. «Tutti i docenti sono profondamente addolorati, ancora increduli e abbracciano affettuosamente i suoi cari, in particolare la mamma», è il messaggio inviato ai parenti, accompagnato da una «lettera ideale» rivolta alla collega scomparsa. «Cara Annamaria, stamattina nessuno è in grado di far lezione, ciò vuol dire che quel freddo monitor non ci ha reso immuni dai sentimenti e tu ne suscitavi tanti: disponibilità, allegria, simpatia, empatia, generosità, dolcezza, dedizione verso gli altri. Questo è il tesoro che ci hai lasciato e noi lo faremo crescere pensando ad un altro angelo della grande famiglia Pavese che ci protegge con la sua grande dolcezza». Gli alunni, durante la Dad, hanno sollevato i disegni con cuori, frasi in inglese e la scritta: «Grazie prof». 

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