Emanuele Sibillo: video e lacrime, il boss ragazzino diventa un mito su TikTok

Emanuele Sibillo: video e lacrime, il boss ragazzino diventa un mito su TikTok
di Luigi Sabino
5 Minuti di Lettura
Domenica 4 Aprile 2021, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 18:02

Il successo della campagna de Il Mattino contro i murales non deve fare abbassare la guardia nella lotta contro l’iconografia camorrista. È sul web, terreno quanto mai fertile, che si è spostato lo scontro. Basta pensare a Emanuele Sibillo che, sebbene siano passati quasi sei anni dal suo omicidio, sembra essere più vivo che mai. Sono numerose, infatti, le pagine social dedicate a quello che era il capo della famigerata “paranza dei bambini”, ammazzato con un colpo di pistola alla schiena durante una “stesa” nel cuore di Forcella. A spopolare, soprattutto, sono i corti postati su TikTok nella pagina “Emanule Sibillo es17 vive”, vera e propria apologia del boss ragazzino. Dalle raccolte di fotografie con sottofondo musicale ai video che lo ritraggono insieme ad amici e parenti fino a poco prima della sua tragica fine. Video in cui non mancano nemmeno i “cosplay” ossia giovanissimi imitatori del baby ras ma, soprattutto, della sua compagna, Mariarca Savarese. Un effetto collaterale, questo, del docufilm (realizzato da Conchita Sannino e Diana Ligorio) andato in onda su Sky Atlantic qualche tempo fa e che nella mente dei suoi autori si sarebbe dovuto limitare a raccontare gli aspetti più intimi della vita del giovane ras che aveva messo in ginocchio la potente cosca Mazzarella. Un documentario no fiction, come si dice in gergo, in cui un ruolo da protagonista ha avuto proprio Mariarca Savarese che in una lunga intervista ha ricostruito la sua vita accanto a Sibillo. 

Intervista che, però, è diventata fonte di ispirazione per tantissime ragazzine, almeno una ventina, che, in altrettanti video, ne recitano a memoria i passaggi. Anzi, in alcuni di questi, le improvvisate attrici agiscono in playback, muovendo le labbra sul racconto della Savarese. Una delle più attive, ad esempio è Patrizia, anche lei giovanissima autrice di almeno tre video. In uno di questi, la cosplay di Mariarca ripercorre il passaggio dell’intervista in cui si ricorda l’inizio della relazione con Sibillo.

Inizio travagliato al punto che lo zio della Savarese, anche lui personaggio noto della criminalità organizzata napoletana, mandò a chiamare la ragazza per sincerarsi che avesse realmente capito quale era il destino che l’aspettava. «Guarda chi ti stai pigliando - recita Patrizia a memoria - se questo si fa venti o trenta anni di carcere, tu lo devi rispettare sempre perché nella famiglia nostra noi così siamo abituati, non ci possiamo far parlare dietro dalla gente. Questa è una mentalità mafiosa». Inquietante la risposta di Patriza-Mariarca. «Se ci è riuscita la zia con te che ti sei fatto trent’anni di carcere, ce la posso fare pure io». Giusy, altra ammiratrice della donna del boss, racconta come Emanuele «fosse educato con le forze dell’ordine dicendo sempre buongiorno e buonasera quando le incontrava perché sapeva che era lui ad aver fatto una scelta sbagliata». Chiara, invece, recita il passaggio dell’intervista in cui Mariarca Savarese spiegava le difficoltà incontrate nel parlare con il compagno della sua vita da padrino perché «chi nasce sotto una stella non puoi morire sotto un’altra». 

Video

Voce narrante, quella della compagna del boss, che accompagna decine di altri corti. In uno di questi, ad esempio, spiega quello che era il pensiero del compagno sul ruolo delle donne nella sua famiglia. Devono fare il ragù e non devono immischiarsi degli affari. Quando gli uomini parlano devono uscire dalla stanza. Devono essere mogli e mamme e basta. Un modello non propriamente edificante ma che, a quanto pare, è diventato punto di riferimento per tante ragazzine la cui aspirazione sembra essere quella di diventare mogli o compagne di boss, accettandone il destino anche quando questo ti riserva di rimanere sola con un bambino di pochi mesi. Perché è questo che è accaduto a Mariarca Savarese. Il suo compagno fu mortalmente ferito nel corso di un’incursione nella roccaforte dei rivali Buonerba durante la faida per il controllo del mercato della droga e delle estorsioni. 

 

Nella stessa pagina a lui dedicata, infatti, circola anche il video dei suoi ultimi istanti di vita quando il fratello Pasquale, finito in galera con pesanti condanne, e un altro affiliato, lo portano in braccio all’interno dell’ospedale Loreto Mare. Una morte che innescò una spirale di violenza in cui trovò la morte anche un innocente, Luigi Galletta, giovanissimo meccanico trucidato dagli “amici” di Sibillo solo perché imparentato con un affiliato ai Buonerba. I killer della “paranza” lo bloccarono all’interno dell’officina dove lavorava. Volevano che rivelasse dove si nascondesse il suo familiare ma quando Luigi non gli diede quello che volevano prima lo massacrarono di botte e poi lo uccisero a colpi di pistola. Aveva ventuno anni, uno in più di Sibillo. Per lui, però, non ci sono pagine commemorative. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA