Omicidio Lino Romano, condanne all'ergastolo confermate in Appello

Omicidio Lino Romano, condanne all'ergastolo confermate in Appello
di Viviana Lanza
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Mercoledì 28 Ottobre 2015, 15:33 - Ultimo aggiornamento: 18:20
I giudici della prima sezione della Corte d’assise d’appello del tribunale di Napoli hanno confermato l’ergastolo per Giuseppe Montanera e per Giovanni Vitale, accusati rispettivamente di aver ordinato e di aver partecipato all’organizzazione dell’agguato che la sera del 15 ottobre 2012 a Marianella costò la vita a Lino Romano, l’operaio trentenne assassinato per un terribile scambio di persona. La sentenza è stata emessa oggi nel primo pomeriggio. I genitori e la sorella di Lino, che nel processo si erano costituiti parte civile, hanno commentato commossi: «E’ stata fatta giustizia».



Oltre ai familiari della vittima, nel processo si erano costituiti parte civile anche il Comune di Napoli, la Regione Campania e la Fondazione Polis. A tutti i giudici, come nel verdetto di primo grado, hanno riconosciuto il diritto al risarcimento, stabilendo una provvisionale del danno che sarà liquidato in sede civile.



La sentenza dei giudici di Appello si allinea dunque alla tesi della pubblica accusa e delle parti civili e al primo verdetto che un anno fa si concluse con la condanna dei due imputati alla pena più severa, il carcere a vita. L’agguato fu portato a termine al corso Marianella e maturò nel contesto degli scontri all’epoca in atto nella periferia a nord di Napoli tra il gruppo Abete-Abbinante e quello della Vanella Grassi.



Lino fu scambiato per uno spacciatore al soldo del clan rivale e fu ucciso con una raffica di colpi. Chi sparò non si accorse che aveva sbagliato persona, si fidò del segnale lanciato via sms dalla basista e appena vide una persona uscire dal palazzo aprì il fuoco. Per la morte di Lino sono stati già processati e condannati in primo e secondo grado il killer Salvatore Baldassarre, e gli altri che a vario titolo parteciparono all’agguato: Giovanni Marino, autista, Anna Altamura e Carmine e Gaetano Annunziata, i basisti pentitisi all’indomani del loro arresto.
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