«Quando ho aperto il negozio, alle 6.40, - dice ancora Giuseppe Iavarone - la saracinesca della gioielleria era già aperta. Non ho sospettato che fosse successo qualcosa. Poi è arrivata la zia, cha ha bussato alla porta del negozio, ma nessuno ha aperto. Alle 9 è tornata la sorella, che poi si è recata a Qualiano, dove la famiglia abita, per recuperare le chiavi di riserva. Quando è tornata ha chiesto a me il piacere di aprire il negozio. Mi sono trovato di fronte un negozio messo a soqquadro. La cassaforte era aperta è vuota. Quando mi sono affacciato al bancone davanti mi sono ritrovato una scena raccapricciante: Salvatore era a terra, in una pozza di sangue. Non so dire se è stato vittima di un colpo di pistola o di una martellata in testa».
Giuseppe Iavarone definisce Salvatore, che in città veniva chiamato anche Maurizio, come un giovane «tranquillo, un pò solitario, ma tranquillo».
Il comune di Marano, sciolto per infiltrazioni mafiose alla fine del 2016, è amministrato da una commissione straordinaria composta dal prefetto Antonio Reppucci, dal vice prefetto Maria Ludovica De Caro e dal funzionario Francesco Greco. A breve diventerà anche sede di una compagnia dei carabinieri. «Non ho mai avuto problemi - dice ancora il titolare della lavanderia - mi sento tranquillo ma, ultimamente la criminalità si sta facendo sentire di più».
© RIPRODUZIONE RISERVATA