L'indagine dunque si allarga e punta anche su altri prelati che avrebbero partecipato a quelle «feste». Da un lato i sacerdoti, dall'altro giovani disponibili a offrire prestazioni sessuali in cambio di un po' di danaro. L'obiettivo degli investigatori è quello di raccogliere testimonianze, indizi, elementi utili a capire se dietro quei festini a luci rosse, tra chat rubate da facebook, nomi, cognomi, numeri di telefono e dossier anonimi, possano nascondersi ben altri scenari, fatti penalmente rivelanti, eventuali storie di prostituzione o pedofilia. Bisognerà attendere ancora per dare il tempo agli inquirenti di mettere insieme una serie di nuovi tasselli che via via si vanno componendo.
L'interrogatorio del ragazzo negli uffici del Centro direzionale fa seguito ai recenti blitz della Guardia di finanza prima in Curia, a largo Donnaregina, poi a Pozzuoli, nell'ufficio diocesano del vescovo, monsignor Gennaro Pascarella. Qui i militari avevano raccolto informazioni anche sulla posizione di altri sacerdoti, un paio in particolare, protagonisti di un secondo dossier consegnato in procura dall'associazione «Meter», la onlus fondata da don Fortunato di Noto a difesa dei diritti dell'infanzia e contro la pedofilia. In quel fascicolo si faceva anche il nome di un prete della diocesi di monsignor Pascarella a cui sarebbe stata affidata la responsabilità di una parrocchia napoletana.
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