Tassista napoletano ucciso negli Usa, parlà il papà: «Ammazzato come un boss, voglio sapere la verità»

Tassista napoletano ucciso negli Usa, parlà il papà: «Ammazzato come un boss, voglio sapere la verità»
di Luca Marfé
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Venerdì 4 Agosto 2017, 09:39 - Ultimo aggiornamento: 22:00

NEW YORK - Ha la voce provata Ciro Marigliano, il papà di Carlo, il 31enne freddato a colpi di pistola a Little Rock, negli Stati Uniti. «Non c'è un motivo, non c'è una ragione, io voglio capire», ripete in maniera quasi ossessiva.
 

 

Quando è arrivato in America?
«Sono arrivato domenica assieme a mio genero. Mia moglie non è in condizione di viaggiare, non era il caso che venisse. Siamo stati sul luogo dell'accaduto, abbiamo trascorso una montagna di tempo con la polizia. Stanno facendo le loro indagini, non ci hanno detto nulla di preciso, nessuna spiegazione. Pare sia una cosa parecchio complicata, potrebbe volerci del tempo».

Suo figlio è venuto lì in vacanza?
«Sì, era una semplice vacanza, anche se per la testa aveva una mezza idea di trasferirsi qui negli Stati Uniti. Parte della nostra famiglia, dei suoi cugini, vivono qui nel Maryland e sono imprenditori. Carlo stava pensando di fare il grande salto, ma nel frattempo sarebbe dovuto rientrare a casa proprio tra qualche giorno».

Come mai proprio Little Rock?
«Io ero in vacanza a Napoli, non ne sapevo praticamente nulla. Ma a mio figlio piace viaggiare, ha sempre avuto questo sogno di girare l'America in lungo e in largo, avrà sbagliato strada, si è ritrovato in un quartiere che ho visto e che mi hanno spiegato non essere affatto bello. Ci sono pure stato di giorno. Nulla di particolare, non mi è sembrato poi così pericoloso».

Ha avuto presentimenti? 
«Francamente, ora non so rispondere. Ero in Italia, lontano da tutto questo. E un attimo dopo ero qui con i poliziotti che mi spiegavano che mio figlio è stato sparato a una tempia da una distanza estremamente ravvicinata. Il proiettile è entrato da una parte ed è uscito dall'altra della sua testa. La macchina è andata a sbattere contro un muro. È un incubo».

Come le sono sembrati i poliziotti? 
«Mi sono sembrati molto professionali, super attivi e super impegnati. Credo che soprattutto per via del fatto che ci sia un semplice turista di mezzo stiano facendo del loro meglio per cercare di capire che cosa sia successo per davvero».

È l'unica cosa che in questo momento sembra tenerla in vita?
«Io voglio capire, voglio capire come un viaggio di piacere possa finire con una morte così assurda, così folle. Un turista guida una macchina qualsiasi per la strada e un attimo dopo perde la vita, non c'è più».

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