Movida a Napoli, caos nel centro storico: si arrampica e cade, l’ambulanza bloccata tra la folla

Movida a Napoli, caos nel centro storico: si arrampica e cade, l’ambulanza bloccata tra la folla
di Gennaro Di Biase
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Sabato 28 Agosto 2021, 23:30 - Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 08:44

Movida suicida. Siamo in San Giovanni Maggiore Pignatelli, nel centro del centro di Napoli, nella storica piazza che ormai da mesi è il cuore della sfida a ogni regola anti-Covid e anti-civiltà. Qui il divertimento dei giovani confina ormai con la morte. Intorno alle 21 di ieri, tra fiumi di droga e alcol a bassissimo costo. Un ragazzo si arrampica sui mattoni dell’ingresso principale di Palazzo Giusso, sede dell’Orientale, per raggiungere il balcone principale dell’università. Ai suoi piedi, decine e decine di coetanei filmano tutto con la massima eccitazione. Ma ecco, qualcosa va storto. Un piede non riesce a fissarsi nelle intercapedini dei mattoni. Il protagonista dell’insensata quanto inutile arrampicata vola giù da circa 6 metri. I filmati si interrompono. Sul posto arriva l’ambulanza e il ferito viene trasportato in ospedale.

«Qua la gente sta perdendo la testa – così un ragazzo commenta, in dialetto stretto, il filmato che sta realizzando – Veramente». Segue bestemmia. È questo il momento esatto dell’incidente. Al posto delle grida di incitamento nei confronti del folle gesto, seguono ora grida di terrore profondo. È il divertimento che diventa tragedia. È il gioco senza pensieri che, in un amen, si trasforma nell’incubo definitivo. «Una mezz’ora fa – racconta una residente della sfortunata piazza tra Banchi Nuovi e Mezzocannone – Abbiamo visto un’ambulanza quando ci siamo affacciati, ma non è riuscita a passare.

Pensavamo a uno degli innumerevoli comi etilici a cui assistiamo quasi ogni sera, e specialmente nei fine settimana. Ma le urla ci avevano insospettito che fosse accaduto qualcosa di diverso. Ne abbiamo avuto conferma quando dall’ambulanza è sceso un operatore sanitario che, barella alla mano, ha dovuto fare lo slalom tra i ragazzi per raggiungere il giovane ferito. Lo ha quindi caricato sulla sedia e sono andati via verso l’ospedale». I giovani restano attoniti per un’altra mezzora. Poi si riprende con il solito sballo fatto di rabbia, pasticche, alcol e voglia di «sfondare la vita», come commenta una testimone oculare dell’incidente.

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Su queste pagine lo sottolineiamo ormai da mesi: San Giovanni Maggiore Pignatelli (da cui partirono l’assalto a Palazzo Santa Lucia e la conseguente guerriglia urbana di ottobre scorso) è diventata senza freni. La folle moda delle arrampicate (anche ai lampioni della piazza), la droga spacciata e consumata sulle scale della storica chiesa, gli alcolici venduti a costi che vanni dai 50 centesimi ai 3 euro, e cioè a misura dei portafogli dei minorenni. Tutto documentato. Fabrizio Caliendo, titolare dello storico bar Kestè, è sotto choc dopo l’incidente: «Fa male ‘pensare che lo stavamo dicendo da settimane che presto, molto presto qualcuno qui si sarebbe fatto male – dice – Eccoci arrivati al dunque. Serve un modo per combattere la mala movida, che in zona è sempre più forte». Siamo forse oltre la mala movida, qui siamo alla movida del quasi suicidio. Lo scorso weekend, dopo gli appelli del parroco, dei residenti e di quei gestori di bar e ristoranti (come lo stesso Caliendo o Di Martino) che rispettano le regole, un nutrito schieramento di forze dell’ordine (polizia, carabinieri, guardi di finanza) aveva impedito l’occupazione sfrenata della piazza da parte di giovanissimi, semi-adolescenti sotto sballo. La tregua è durata poco. Ieri sera, invece, i giovani sono tornati non tanto a divertirsi in centro storico nonostante la pandemia e il rischio di contagi. Qui siamo più in là. Qui siamo nel regime del disprezzo e della sfida alla vita. 

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