Nel 1918, per farsi un’idea dell’aria che tirava nel mondo dell’arte, bastava sfogliare la rivista Valori Plastici, nelle cui pagine risuonavano i nomi di quegli artisti che invocavano un ritorno all’ordine rifiutando gli estremismi delle Avanguardie scatenate.
Una decina di anni dopo, quegli stessi artisti si incontreranno a Parigi e saranno riconosciuti come Les Italiens de Paris: Giorgio de Chirico con la sua metafisica, Alberto Savinio, Massimo Campigli, Filippo De Pisis, René Paresce, Gino Severini e Mario Tozzi erano pronti a riscrivere la storia dell'arte contemporanea, valorizzando quegli elementi rinascimentali che hanno fatto le basi dell’arte italiana e portando nel cuore un illustre personaggio che aveva lasciato nella Ville lumière - considerata da tempo meta di pellegrinaggio per farsi corteggiare da nuovi stimoli e idee - tracce indimenticabili: Amedeo Modigliani.
“Parlare de Les Italiens de Paris significa – sottolinea Maurizio Vanni, curatore della mostra De Chirico, Savinio e Les Italiens de Paris aperta al Lu.C.C.A., Lucca Center of Contemporary Art – indagare un momento della storia dell’arte nel quale la cultura italiana proponeva il proprio essere attraverso uno sguardo critico e costruttivo del passato.
La retrospettiva toscana, aperta fino al prossimo 13 dicembre, presenta 50 opere firmate dai protagonisti del ritorno all’ordine che, attraverso la voce di Carrà, così si descrivevano: “Noi ci sentiamo figli non degeneri di una razza di costruttori, abbiamo sempre perseguito figure e termini corposi e precisi e quell'atmosfera ideale, senza la quale il quadro non supera le elucubrazioni del tecnicismo e dell'analisi episodica del reale”.