Zein, la figlia di Assad e il post sugli aiuti alla Siria: «Attenti a non donare alle zone in mano ai ribelli»

Zein al-Assad, 19 anni, che ha sempre vissuto a Londra, avverte i suoi follower

Zein, la figlia di Assad e il post sugli aiuti alla Siria: «Attenti a non donare alle zone in mano ai ribelli»
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 8 Febbraio 2023, 11:34 - Ultimo aggiornamento: 12:51

«Per favore attenti a quelli a cui donate. Questo è un gruppo che sostiene terroristi a Idlib. Le donazioni non andranno ad Aleppo, a Latakia o a Hama», queste ultime sotto il controllo del governo di Assad. L'entrata a gamba tesa sul post-sisma che ha colpito la Siria (oltre alla Turchia) arriva a suon di post. E a "Wscomodarsi" è nientemeno che la figlia del dittatore

Dalla Siria l'appello disperato del vescovo a Roma: «Mandateci subito le coperte manca tutto, anche il cibo»

La figlia di Assad e il post sugli aiuti

Zein al-Assad, 19 anni, che ha sempre vissuto a Londra con la madre Asma, dal sul profilo Instagram di «zzzeiiinnn» cita un link di raccolta fondi per i terremotati per la città di Idib ma non per sponsarizzarlo, bensì per mettere in guardia i suoi follower.

Quella città, infatti, è in mano ai ribelli. Quindi per la giovane - che a Londra frequenta scuole costose e non nasconde la sua grande passione per il cachemire - il messaggio è chiaro:  il regime rifiuta gli aiuti, se diretti in regioni sotto il controllo dell'opposizione.

La situazione in Siria

E dire che i soccorritori impegnati nelle zone terremotate della Siria lavorano in condizioni meteorologiche difficilissime e senza le attrezzature necessarie ad individuare e soccorrere i sopravvissuti tra le macerie. A denunciare la situazione di particolare difficoltà è un volontario che partecipa alle operazioni dei Caschi Bianchi e che ha parlato - riferisce la Dpa - di una ricerca andata avanti «molto lentamente» durante la notte a Idlib e in altre aree colpite, a causa di una tempesta che si è abbattuta sulla zona e per via della mancanza di macchinari pesanti. Parole confermate da Rami Abdel Rahman, capo dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo il quale sia i soccorritori nelle aree controllate dal governo sia quelli che operano nelle zone sotto controllo dell'opposizione non dispongono delle giuste attrezzature per rimuovere i detriti.

 

Il crollo di parte o interi edifici - ha proseguito - ha interessato 58 villaggi e città in Siria, la maggior parte dei quali nelle regioni nord-occidentali del paese. Il ministero della Salute di Damasco, citato dalla Sana, ha riportato 764 morti e 1.448 feriti nei governatorati di Aleppo, Lattakia, Hama, Idlib e Tartous. I Caschi Bianchi hanno riportato un bilancio di 792 morti e 2.082 feriti nelle aree sotto controllo dell'opposizione. «Centinaia sono ancora intrappolati sotto le macerie. Ogni secondo potrebbe significare salvare una vita. Facciamo appello a tutte le organizzazioni umanitarie e agli organismi internazionali affinché forniscano supporto materiale e assistenza alle organizzazioni che rispondono a questo disastro», si legge in un tweet dei Caschi Bianchi.

La Cina e le sanzioni Usa sulla Siria

Gli Usa «dovrebbero mettere da parte l'ossessione geopolitica, revocare immediatamente le sanzioni unilaterali alla Siria e aprire la porta all'assistenza umanitaria di fronte alla catastrofe». È la richiesta della Cina a Washington a seguito del violento terremoto che ha sconvolto Turchia e Siria. «Gli Stati Uniti sono stati a lungo coinvolti nella crisi siriana con interventi militari e sanzioni economiche, che hanno provocato un gran numero di vittime civili e difficoltà nello sviluppo economico e nel processo di ricostruzione», ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, nel briefing quotidiano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA