Venezuela, il villaggio miracolato che pesca oro dal mare

Venezuela, il villaggio miracolato che pesca oro dal mare
di Flavio Pompetti
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Lunedì 14 Dicembre 2020, 09:05 - Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre, 11:21

Pesca miracolosa a Guaca in Venezuela, un misero villaggio lungo la costa di fronte all'isola della Margarita. Alla metà di settembre i pescatori che la mattina presto si preparavano a prendere la strada del mare con i loro battelli, hanno scoperto sulla battigia oggetti d'oro di diversa manifattura. Anelli, pendenti, catenine e persino lingotti di minuscole dimensioni, ma sufficienti a rivoluzionare la vita di una comunità piagata da anni di crisi economica e di mancanza dei mezzi fondamentali per la sussistenza.

Famiglie che erano ridotte alla fame hanno accettato il dono di Dio e l'hanno immediatamente convertito in derrate alimentari, diesel per le imbarcazioni ferme alla rada, e piccoli lussi come uno speaker per la radio, o la riparazione di un vecchio televisore.

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Provenienza misteriosa


Nessuno è in grado di dire da dove proviene la manna gialla che il mare ha regalato ai duemila abitanti del villaggio. La zona è stata uno dei primi approdi della flotta di Colombo nel nuovo mondo, e da allora è servita per secoli da rifugio dopo le razzie in mare per bucanieri e pirati di ogni angolo del mondo.
La prima congettura è stata che si trattasse del forziere di una delle tante navi naufragate nell'oceano tra il '600 e il 700, il quale si era aperto sul fondo del mare e aveva affidato alle onde il suo prezioso contenuto.

Una perizia ordinata dal New York Times, primo giornale estero a interessarsi della vicenda, ha sfatato il mito, e ha datato gli oggetti in tempi molto più recenti. Esperti britannici hanno concluso che l'oro a 18 carati, una lega non disponibile in tempi remoti, è stata lavorata circa a metà del secolo scorso, e ha una provenienza europea.

Maggiori informazioni potrebbero essere rivelate da un campione più vasto sul quale condurre uno studio, ma i reperti ancora disponibili sono in realtà pochissimi: i pescatori indigenti e ridotti alla fame hanno immediatamente venduto qualsiasi frammento che le onde avevano spinto a riva, e l'hanno trasformato in cibo per le loro famiglie. La crisi economica dovuta dall'isolamento internazionale nel quale è stato spinto il regime di Maduro; l'insipienza, la mancanza di fondi e la corruzione dei tecnici preposti a produrre l'unica risorsa nazionale (il petrolio) hanno ridotto il Venezuela, un tempo isola di ricchezza nell'America del Sud, ad un paese indigente, nel quale il governo non è più capace di provvedere alle basilari necessità dei suoi cittadini.

Persino il petrolio e i suoi derivati sono diventati costosi e scarsi per la popolazione. I motori delle barche di Guaca erano fermi da tempo per mancanza di carburante e per via della legge che fissa il prezzo delle sardine, una delle risorse principali del tratto costiero, ad un livello così basso da non permettere di riempire i serbatoi dei pescherecci.

Sogno finito

La bonanza dell'oro che viene dal mare ha alleviato almeno per qualche tempo la sofferenza. La vendita di un semplice anello ai prezzi odierni del metallo pregiato vale più di una settimana di duro lavoro con le reti. Le barche hanno ripreso a navigare a motore e non più a remi, come era accaduto la scorsa estate. Le provviste alimentari di lungo corso hanno riempito le cucine delle abitazioni locali. Ma il sogno è durato poco: nelle ultime settimane anche chi aveva preso l'abitudine di dormire in spiaggia per non perdere l'occasione di essere il primo a raccogliere i regali trasportati dalle onde è tornato a casa, o al lavoro se ne ha ancora uno. Il miracolo del dono di Dio è già una favola che intreccia mito e memoria, e che i poveri abitanti racconteranno alle future generazioni, in attesa che chissà, possa un giorno ripetersi.

 

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