Vaccino, il modello Israele: «A marzo agli anziani, contagi e ricoveri diminuiranno». Parla il dirigente del Ministero della Sanità

Vaccino, il modello Israele: «A marzo agli anziani, contagio e ricoveri diminuiranno». Parla il dirigente del Ministero della Sanità
di Mauro Evangelisti
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Martedì 19 Gennaio 2021, 17:57 - Ultimo aggiornamento: 21:11

«Ci aspettiamo una diminuzione dei casi di coronavirus tra una settimana, anche grazie al lockdown. A inizio marzo, poi, quando avremo vaccinato almeno il 70% degli ultrasessantenni, l’effetto sulla riduzione di ricoveri e decessi per Covid sarà molto rilevante». Il dottor Asher Yeshaihu Salmon è un dirigente del Ministero della Salute di Israele, in prima linea nella campagna di vaccinazione più efficiente del pianeta. È capo del dipartimento delle relazioni internazionali ed è un punto di riferimento per l’Organizzazione mondiale della sanità. In queste ore il suo Paese ha superato il 28 per cento di cittadini che hanno ricevuto la prima somministrazione del vaccino anti Covid, soprattutto quello di Pfizer. In queste ore c'è stato un incremento dei contagi anche in Israele, ma c'è la convinzione che presto la combinazione dell'effetto del lockdwon e della rapida vaccinazione darà risultati.

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Come ha fatto Israele a vaccinare in modo così rapido così tanti cittadini?
«Abbiamo unito l’azione di varie agenzie e vari uffici.

Il nostro obiettivo più rilevante, tutt’ora, è vaccinare il numero più alto possibile di persone a rischio rapidamente. Allo stesso tempo però fin dall’inizio abbiamo fatto una scelta di ampliare la fetta di popolazione da coinvolgere subito. Abbiamo cominciato da chi ha più di 60 anni, altri Paesi hanno scelto di iniziare da chi ha più di 70 o addirittura 80 anni, ma qui in Israele sarebbe stato un errore. Un’altra ragione del successo è che abbiamo una pianificazione molto buona, abbiamo 350 centri vaccinali in tutto il paese, con un programma ben definito. Allo stesso tempo c’è anche flessibilità. Se restano delle dosi inutilizzate al termine della giornata, per non sprecarle le somministriamo a chi è presente, come poliziotti, vigili del fuoco ed equipaggi delle ambulanze. Inoltre sta funzionando la campagna del governo per spiegare alle persone che i vaccini sono sicuri».

In Italia siamo molto preoccupati per la scarsità delle dosi del vaccino Pfizer a disposizione. Perché in Israele questo non sta succedendo?
«Noi non possiamo aspettare, lo abbiamo spiegato nel corso della trattativa con Pfizer. Tutto è stato organizzato adeguatamente, per la spedizione e per lo stoccaggio. C’è un efficiente sistema di consegne ma anche di vaccinazione. E questo è molto importante anche per Pfizer perché siamo diventati un Paese modello, laboratorio, visto che possiamo vaccinare in modo rapido e appropriato anche a grazie una digitalizzazione dei dati molto valida. Per Pfizer è utile avere un modello come il nostro e per questo ci sta supportando per vaccinare più persone possibili in modo rapido».

Le consegne di Pfizer in Israele sono sempre state regolari?
«Ad oggi non abbiamo mai registrato ritardi. Certo, ci piacerebbe essere più veloci, ma le consegne sono quelle promesse. Usiamo anche Moderna, abbiamo appena ricevuto le prime dosi e stiamo riflettendo su come usarle, perché vorremmo riservarle per specifici scenari. Abbiamo anche un accordo con AstraZeneca, ma non riceveremo le dosi prima di fine febbraio-marzo».

Anche in Israele, come in Italia, molte persone hanno già sviluppato gli anticorpi perché sono state positive. A loro si stanno aggiungendo, molto velocemente, coloro che sono protetti perché sono stati vaccinati. Quando pensate si vedranno i benefici della vaccinazione in Israele con una diminuzione significativa del numero di contagi, ricoveri e decessi?
«Vedremo scendere quei numeri quando avremo vaccinato almeno il 60-70 per cento delle persone anziane. Pensiamo di raggiungere questo obiettivo nei primi giorni di marzo e vedremo una rilevante diminuzione di ricoveri, dei pazienti gravi o ventilati. E dei decessi. Sono anche convinto che il lockdown in corso e l’incremento delle persone vaccinate ci porterà a una diminuzione dei nuovi casi positivi. Ma inizialmente sarà soprattutto effetto delle chiusure».

Avete pagato le dosi dei vaccini Pfizer più dell’Unione europea?
«Non lo sappiamo, mi creda, è stata una negoziazione molto dura. E comunque non possiamo sapere quanto abbiano pagato altre Nazioni, sono informazioni confidenziali. Però siamo un mercato piccolo, chi ha molti più abitanti probabilmente ha ottenuto un prezzo migliore».

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