Usa, Tyre Nichols​ picchiato a morte da 5 poliziotti. Le immagini choc allarmano Biden

Proteste per l'afroamericano ucciso da poliziotti di colore. Le grida di dolore: "Cos'ho fatto? Cos'ho fatto?"

Usa, Tyre Nichols picchiato a morte da 5 agenti. Le immagini choc allarmano Biden
di Anna Guaita
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Sabato 28 Gennaio 2023, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 19:46

NEW YORK - «Cos'ho fatto? Cos'ho fatto?». Tyre Nichols è per terra, bersagliato da calci, manganellate, cazzotti, si ripara come può e continua a chiedere ai cinque poliziotti che lo hanno fermato e lo stanno bastonando perché lo hanno preso di mira. È vicino a casa sua, poche decine di metri, e grida «Mamma! Mamma! Mamma!».

Afroamericano ucciso a Memphis da cinque poliziotti, gli investigatori: «Immagini inumane»

Picchiato a morte da 5 agenti

Quando i suoi aguzzini lo mettono in piedi, ammanettato e lo sbattono su una delle auto, si vede che respira male, che non si regge in piedi, evidentemente è sopraffatto sia dallo spray al peperoncino che gli hanno spruzzato in faccia sia dalle botte, chiede aiuto.

Uno dei dieci poliziotti convenuti sul luogo chiama l'ambulanza. Tre giorni dopo il 29enne impiegato della Fedex muore per emorragie interne. È stato l'avvocato della famiglia, Ben Crump, a ricostruire alla Cnn il video del pestaggio, registrato dalle bodycam degli stessi poliziotti, che ieri sera le autorità di Memphis doveva rendere pubblico. Fino all'ultimo minuto gli appelli perché la popolazione rispondesse con calma si sono succeduti, sempre più insistenti e preoccupati, e Biden, che ha parlato di persona con la mamma del ragazzo, si è affiancato a lei per ricordare che «l'indignazione è comprensibile ma la violenza non è mai accettabile».


NOTTE
Ieri notte la città del Tennesse, ma in realtà l'intera Nazione, aspettava il video di Tyre Nichols sapendo che avrebbe restituito «immagini scioccanti» come aveva anticipato l'avvocato. Lo scorso 7 gennaio cinque poliziotti afroamericani avevano fermato il giovane 29enne, anche lui afroamericano, per una violazione del traffico. Loro stessi hanno poi spiegato che si trattava di un controllo di routine. Ma quell'intervento che doveva risolversi al massimo con una multa si è trasformato in un'orgia di botte. I cinque sono già stati licenziati e incriminati per omicidio, ma la città, e soprattutto la famiglia della vittima, chiede che la squadra speciale di cui facevano parte, gli Scorpion venga disciolta. La squadra era stata formata l'anno scorso in reazione al crescere del crimine a Memphis e alla richiesta della popolazione di avere maggior protezione da parte della polizia. Ma vari osservatori sospettano che i membri della squadra si siano sentiti al di sopra della legge, legittimati a usare maniere forti. L'aggressione mortale del giovane nella stessa città dove nel 1968 venne ucciso Martin Luther king si aggiunge alla già lunga lista di tante altre morti causate dall'eccessiva violenza delle forze dell'ordine, tuttavia in questo caso l'indignazione non scaturisce da motivi razziali, essendo sia la vittima che i torturatori afro-americani, quanto dall'omertà con cui la polizia aveva inizialmente reagito e che avrebbe potuto nascondere tutto.

LE PROTESTE
Ma il pronto schierarsi di associazioni dei diritti civili, della popolazione, dei media e della famiglia di Tyre ha contribuito a sciogliere ogni tentennamento. Al fianco della famiglia è arrivato l'avvocato Crump, noto per aver difeso le famiglie di altre vittime, come George Floyd e Breonna Taylor. L'inversione di marcia della polizia di Memphis è stata così totale che la mamma di Tyre, RowVaughn Wells, ha ringraziato per la velocità con cui, dopo i primissimi giorni di silenzio, i cinque aggressori sono stati licenziati e incriminati e per la prontezza con cui il dipartimento ha accettato di rendere pubblico il video. Lei in persona non l'ha voluto vedere nella sua interezza: «Non ho potuto resistere, quelle erano le ultime parole di avrei mai sentito di Tyre, sapevo già che cosa gli hanno fatto». Una violenza inutile, cieca, davanti alla quale il capo dell'Fbi Chris Wray ha offerto a Memphis non solo il supporto del Bureau nelle indagini, ma anche nel proteggere la città da possibili reazioni violente.

 

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