Usa, Corte Suprema limita poteri dell’Epa sul taglio delle emissioni di gas serra. Casa Bianca: «Impatto devastante»

La decisione rappresenta un duro colpo per i tentativi dell'amministrazione Biden di combattere il cambiamento climatico

Usa, corte suprema limita i poteri dell’Agenzia ambientale sul taglio delle emissioni di gas serra
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Giovedì 30 Giugno 2022, 16:49 - Ultimo aggiornamento: 19:53

A Madrid l'uomo più potente del mondo, che ha traghettato la Nato verso una nuova fase, in patria un presidente sotto attacco. Joe Biden ha subito l'ennesimo duro colpo dalla Corte Suprema. Nella sua ultima sentenza prima della chiusura estiva, il massimo tribunale americano ha stabilito un forte limite ai poteri dell'Agenzia federale per l'ambiente e, di conseguenza, a quelli dell'amministrazione nella lotta al cambiamento climatico entrando di nuovo a gamba tesa nella politica americana, a pochi giorni dalla scioccante decisione sull'aborto e proprio nelle ore in cui Ketanji Brown ha prestato giuramento, diventando la prima afroamericana nella Corte Suprema. La sentenza sull'ambiente rispondeva ad una causa intentata da un gruppo di stati repubblicani assieme ad alcune grandi compagnie del carbone. Con la solita maggioranza di 6 a 3, i 'saggì hanno stabilito che l'Agenzia per l'ambiente non può fissare i limiti sulle emissioni dalle centrali elettriche a carbone. Restrizione notevole se si considera che che producono il 20% di tutta l'elettricità degli Stati Uniti. Una decisione «devastante» che «fa arretrare il Paese», l'ha attaccata la Casa Bianca annunciando battaglia. «Sebbene la sentenza rischi di danneggiare la nostra capacità di combattere il cambiamento climatico, il presidente Biden non esiterà ad usare tutto ciò che è in suo potere per proteggere la salute pubblica e affrontare la crisi ambientale. I nostri avvocati studieranno la sentenza con attenzione», ha avvertito l'amministrazione. Per il ministro della Salute, Xavier Becerra, l mancata regolamentazione delle emissioni dalla centrali rischia di provocare «un disastro per la sanità pubblica», mentre l'ex presidente Barack Obama l'ha definita «un grave passo indietro». Dura la reazione della Speaker della Camera, Nancy Pelosi che ha accusato i giudici di essere «pro-inquinamento» e «scagnozzi dei repubblicani». Delusione anche all'Onu che ha parlato di «una battuta d'arresto nella nostra lotta contro il cambiamento climatico». Entusiasta invece il fronte dei repubblicani e della lobby del carbone con il governatore del Texas, Gregg Abbott che ha salutato la mossa come «una vittoria contro un'amministrazione fuori controllo» e «una grande successo per gli americani proeccupati dei costi energetici alle stelle». Prima di chiudere i battenti per qualche mese la Corte Suprema ha anche stabilito che l'amministrazione può abolire le misure varate dal predecessore Donald Trump per porre un limite all'arrivo dei migranti dal Messico. Era stato Biden stesso a denunciare che il provvedimento 'Remain in Mexicò, l'obbligo dei richiedenti asilo di restare in patria fino a che le loro pratiche non fossero state espletate, poneva i migranti in una condizione di rischio. Ma la decisione dei saggi apparentemente a favore del presidente in realtà potrebbe rivelarsi una polpetta avvelenata. Se Biden deciderà di aprire le frontiere potrebbe trovarsi di fronte ad un flusso caotico e difficile da gestire, se invece dovesse mantenere le restrizioni del suo predecessore sarà attaccato da democratici, attivisti e parte del suo elettorato. Si vedrà. Per il momento la preoccupazione più grande del presidente resta l'aborto, tema al centro anche della conferenza stampa a Madrid. Biden è tornato ad attaccare la Corte Suprema accusandola di un «comportamento oltraggioso» e ha ribadito al Congresso l'appello a trasformare in legge la sentenza 'Roe v Wadè. Un obiettivo così importante che il presidente si è detto pronto a cambiare le regole del Senato affinchè ciò avvenga sospendendo la regola dell'ostruzionismo, il cosiddetto 'filibuster' a cui l'opposizione può appellarsi per chiedere che una legge abbia almeno 60 senatori a favore.

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