Ucraina e la fuga da Kiev, migliaia nei sotterranei: «Ore di terrore, al buio con la paura di morire»

Danilo, italiano bloccato dall'attacco: "Dobbiamo proteggere i nostri bambini"

Ucraina, a migliaia nei sotterranei: «Ore di terrore, al buio con la paura di morire»
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 25 Febbraio 2022, 05:54 - Ultimo aggiornamento: 10:46

«Questa notte non dormirò, resterò di guardia insieme ad altri uomini ucraini con un thermos di caffè. Pronti a svegliare donne e bambini e a tornare nei rifugi sotterranei. Poco tempo fa abbiamo sentito il boato di due caccia alzarsi. E abbiamo rivissuto il terrore dei bombardamenti all'alba, i primi, inattesi». Sono le 16. Danilo ha 38 anni e una decina di giorni fa ha lasciato la sua città, Santa Marinella, in provincia di Roma, e con un volo Ryanair da 20 euro ha raggiunto a Kiev, la fidanzata, una ragazza ucraina, che non vedeva da quando è cominciata la pandemia. «E adesso sono qua bloccato per la guerra. Pensare che avevo il volo di ritorno mercoledì, prima dell'attacco dei russi, ma ho rinviato il ritorno».

Ucraina, migliaia nei sotterranei

 

Un giorno in più. «Volevo restare con la mia fidanzata.

All'alba, però, ci siamo svegliati con i bombardamenti. E siamo fuggiti in periferia, siamo scesi nei rifugi, ospiti di un'altra famiglia. Avevamo fatto rifornimento di cibo, ma non sappiamo quanto durerà». Anche uscire da Kiev è stata un'impresa, lunghissime file di auto, code ai benzinai. Non tutti sono fuggiti: in tanti sono rimasti, come i medici degli ospedali che rassicurano: «Noi non ce ne andiamo». Il governo ucraino da giorni aveva detto di organizzarsi: tenete pronti zainetti con dentro farmaci, documenti, una torcia, contenitori per l'acqua. «Abbiamo fatto anche scorta di power bank - dice Danilo - per non restare senza telefoni se va via la luce». All'alba è cominciato tutto: le urla, la corsa nei rifugi, il pianto di terrore dei bambini. E poi le code ai bancomat e nei distributori. Quando la notte si avvicina a migliaia restano nelle stazioni della metropolitana.

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ALLARME
Ore 19. Un nuovo incubo: «Adesso comincio ad avere paura, non per me, ma per le donne e i bambini. La tv nazionale dice che sono partiti 18 aerei russi, diretti a Kiev. Andiamo nei rifugi, non so come andrà». «Pregate per noi» aggiunge al telefono. Danilo De la Cruz, italiano di origine peruviane, lavora negli hotel romani a cinque stelle, parla sei lingue, è abituato alla calma delle reception, non agli allarmi, ai rifugi, alle fughe. A lui, come a tutti gli italiani in Ucraina, la nostra ambasciata ha raccomandato di non uscire, «ci dicono di restare lontani dalle finestre». Molti che lavoravano e abitavano a Kiev, stanno tentando di raggiungere Leopoli, a ovest. Cambio di scenario, sempre a Kiev, ma in un quartiere residenziale.

 

Ore 18. Anna Shapoval, 32 anni, è ucraina ma ha un legame forte con l'Italia: parla perfettamente la nostra lingua, fa l'interprete, ha studiato a Cingoli (Macerata). «Lo scorso fine settimana avevamo fatto rifornimenti - racconta al telefono mentre anche lei attende i diciotto caccia russi di cui parla la tv - Ci aspettavamo che Putin attaccasse nel Donbas, non a Kiev. All'alba sono stata svegliata dai boati delle esplosioni». Anna Shapoval abita a dieci chilometri dall'aeroporto di Borispol, uno dei cinque scali bombardati. «Non sapevo cosa fare. Le strade erano al collasso per le auto delle persone che fuggivano. Mio padre ha detto: spostarsi in queste ore è pericoloso. E poi mia figlia, che ha sei anni, ha la febbre alta. Siamo andati in farmacia, dove c'era il caos, un'ora di coda per acquistare le medicine. Intanto mio padre ha fatto il pieno dal benzinaio, dopo un'attesa di tre ore e mezzo. Qui si stanno riaprendo i vecchi rifugi antiaerei. Quattro stazioni della metropolitana sono usate a questo scopo». La voce di Anna Shapoval non trema. Come si fa a mantenere la calma? «Abbiamo fiducia nel nostro esercito. Speriamo anche che la comunità internazionale intervenga». In Ucraina sono delusi dall'atteggiamento italiano, ritengono che le reazioni, anche sul fronte delle sanzioni e sull'espulsione di Mosca dal sistema di pagamenti internazionali Swift, sia tardiva e debole. «Dobbiamo aiutare queste persone» ripete dall'Italia, Pierluigi D'Emilio, assessore a Santa Marinella, cittadina che ha cementato un legame d'amicizia con l'Ucraina.

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LA NOTTE
Ore 20. A una trentina di chilometri dalla casa di Anna, Danilo, con la notte che si avvicina, tenta di fare coraggio alla fidanzata e agli anziani: «Le autorità ucraine ci hanno detto di restare in casa e di correre nei rifugi. Dopo le 22 i civili non possono uscire, si rischia l'arresto. Agli uomini stanno chiedendo di arruolarsi. Lungo la strada, mentre fuggivamo da Kiev, ho visto molti giovani presentarsi per difendere il loro Paese. Nei loro occhi molta determinazione, ma anche paura. Ho visto anche i carri armati degli ucraini: vecchi e superati». Danilo non sa se pentirsi per non essere salito sul volo Ryanair che aveva prenotato per il ritorno a Roma, uno degli ultimi aerei commerciali a decollare da Kiev: oggi sarebbe tranquillo nella sua casa di Santa Marinella; ma vuole anche restare vicino alla fidanzata e al figlio della donna, un dodicenne. «Spero di portarli in Italia. Ai confini con Polonia e Romania dicono che è possibile passare le frontiere» racconta. Maidan Nezalezhnosti, la piazza principale di Kiev, è deserta. Fino a 24 ore prima il centro era avvolto dalla sua quasi normalità, bar e ristoranti aperti, vita notturna, giovani per strada, un pezzo di Europa in cui atterravano, come ovunque, i voli low cost. All'alba di ieri tutto è cambiato.


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