Ucraina e tabù nucleare: 1962 e 1983, per due volte la Terra sull'orlo della distruzione Dal Dottor Stranamore a Wargames

Ucraina e tabù nucleare: 1962 e 1983, per due volte la Terra sull'orlo della distruzione Dal Dottor Stranamore a Wargames
di Paolo Ricci Bitti
6 Minuti di Lettura
Sabato 26 Marzo 2022, 12:24 - Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 10:26

Basta evocarlo per esorcizzarlo: almeno, finora, è andata sempre così con il tabù nucleare, il più scabroso di tutti i tabù, quello definitivo. La Russia, stizzita dalle difficoltà della guerra che ha scatenato in Ucraina, è arrivata a minacciare di infrangerlo, gli Stati Uniti con il presidente Joe Biden hanno appena replicato che «Sì, in circostanze estreme...».

E poi quei distinguo finissimi - come se fossero tranquillizzanti - sulle mini bombe atomiche, così realistici rispetto alle rodomontate propagandistiche a cui non crede nessuno come quelle dell'anchorman fedelissimo di Putin, Vladimir Solovyov: «Se la Nato interviene siamo pronti a distruggere Varsavia (quasi 2 milioni di abitanti, ndr) in trenta secondi».

La possibile replica di Hiroshima e Nagasaki è effettivamente così spaventosa che la si rimuove, ma invece si hanno meno remore a ipotizzare che, semmai si rompesse il tabù nucleare, sarebbe “solo” con mini bombe atomiche, testate nuclari tattiche, con "tattiche" che indica piccoli, piccolissimi ordigni da zaino per soldati (ben piantati) o da valigia, meglio con le rotelle perché poi alla fine sempre 45 chilogrammi ci vogliono per scatenare una piccola esplosione radioattiva.

Lo stesso Putin lo ha minacciato nel tentativo di spaventare gli ucraini e l'Occidente. Basta una granata da obice (155 millimetri) per desertificare con l'esplosione e  le radiazioni qualche chilometro quadrato di campo di battaglia. Basta un proiettile lungo meno di 90 centimetri, un proiettile da una frazione di chilotone. Un chilotone vale mille tonnellate di tritolo, Tnt, trinitrotoluolo: la bomba Little Boy all'uranio 235 sganciata dall'Enola Gay il 6 agosto 1945 su Hiroshima ne valeva 15. E quando si esce, devastati, dal museo dedicato a quel giorno dalla rinata città giapponese, il senso di angoscia assoluta si affianca ai ricordi dei pellegrinaggi nei lager nazisti.

Il tabù nucleare resiste appunto dal 9 agosto 1945, quando gli Stati Uniti fecero il bis distruggendo Nagasaki e la resistenza dei giapponesi con Fat Man (al plutonio 239, potenza di 25 chilotoni), la seconda e ultima bomba nucleare utilizzata in un conflitto.

 

Negli anni seguenti, nel nome dell'aberrante potere deterrente nucleare ("Non mi bombardare sennò io bombardo te e ci estinguiamo entrambi")  si arrivò a costruire assai più bombe di quelle poche necessarie per azzerare l'umanità sulla Terra (una cinquantina, anche perché l'unità di misura della potenza distruttiva sconfinò nei megatoni, uno dei quali vale un milione di tonnellate di tritolo): Usa e Urss arrivarono ad avere, si stima, 60mila testate, mentre oggi negli arsenali (compresi quelli americani in Italia) ve ne sarebbero "solo" 15mila, con Cina, Francia, Gran Bretagna, Israele, Pakistan, India e, pare, Corea del Nord, che negli anni si sono aggiunti al club da cui, nel frattempo, è entrato e uscito il Sudafrica.   

Ma quante volte dal 1945 il tabù nucleare ha rischiato realmente di essere infranto? Se si escludono minacce terroristiche più da Ian Fleming o John Le Carré, è la crisi a Cuba esattamente di 60 anni fa, con i missili russi puntati sulla dirimpettaia Florida, a rappresentare forse il momento più pericoloso. Una tensione che non si è più registrata con il Vietnam, l'Afghanistan e il lungo capitolo dei conflitti in Medio Oriente e Nord Africa.

E la Guerra fredda? Certo, divisa in due parti, con quella degli anni Ottanta non meno angosciante della precedente, con Ronald Reagan e Yuri Andropov alle prese con gli Scudi stellari e la proliferazione di armi nucleari sempre più sofisticate. Nel 1983 l'incidente più clamoroso dopo il caso di Cuba, l'incidente che tirò giù dal letto anche Margaret Thatcher (e, di conseguenza la regina Elisabetta) ed Helmut Kohl, il cancelliere della Germania Ovest: gli Stati Uniti, ovvero la Nato, mostrarono i muscoli atomici con l'esercitazione Able Archer (Abile arciere) e lo facero in maniera così realistica che i russi, in paranoia, temettero di finire davvero sotto attacco avviando tutte le procedure per rispondere. Rivedere in quei giorni il Dottor Stranamore di Stanley Kubrick (1964) non era troppo consigliato perché "l'arma fine di mondo"  (l'arma dell'apocalisse, l'arma del giorno del giudizio) rischiò davvero di essere utilizzata. 

Con quelle diaboliche coincidenze che ci ricordando di essere sempre appesi a un filo, è proprio di quell'anno (1983) il film Wargames girato da John Badham (sì, lo stesso della Febbre del sabato sera): non vale un'unghia del capolavoro di Kubrick e Peter Sellers, ma ha mostrato con efficacia la follia del deterrente nucleare unito alla gestione (controllabile? non controllabile?) della guerra attraverso i computer e una rete che poi sarebbe diventata, sul finire di quel decennio, il www, il world wide web. La coincidenza profetica è che del mondo così sull'orlo della distruzione non si sapeva nulla nell'anno in cui venne girato e lanciato Wargames: delle possibile conseguenze di Able Archer e delle fobie russe si imparò, almeno a livello pubblico, solo molti anni dopo.

Le ipotesi in caso di attacco nucleare

Se ricordate Il Dottor Stranamore e Wargames ritroverete quegli scenari nel video sottostante dell'Università di Princeton che fa vedere le conseguenze dell'escalation di una guerra fra Usa e Russia che aggiungono le armi nucleari a quelle convenzionale. Terrificante. Nessuno spoiler sul finale: lo sappiamo già che non sopravviverà nessuno in Europa, Russia e Stati Uniti nel giro di un paio d'ore. Gentilissimi, gli esperti americani fanno scoppiare la Terza guerra mondiale ancora in Europa, dalle parti dell'enclave russa di Kaliningrad, con le basi americane in Italia (Aviano, Ghedi e Pisa) che sono fra le prime a essere rase al suolo per rappresaglia. Poi il batti e ribatti degli attacchi anche con i missili balistici che annienta almeno due continenti. Amen.  

Ma nel 1970 non venne varato il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP) con cui si riuscì a rallentare l'ingresso di nuove nazioni nel club nucleare oltre alle originarie Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna? Sì e c'è anche un articolo, il sesto, che prevede il disarmo nucleare, ma sappiamo quanto è restato sulla carta. Se ne infischiarono via via India, Israele, Pakistan e - figuriamoci - Corea del Nord che si sono dotate di armi nucleari. La nuova versione del Trattato targato Onu risale al 2017 ed è ancora più categorico sul "no" all'uso di armi atomiche, ma non è ancora entrato in vigore.

Più dei trattati non resta allora che contare sulla paura dell'antropologico Tabù nucleare.

Paolo Ricci Bitti

© RIPRODUZIONE RISERVATA