Guerra in Ucraina, la Turchia: intesa con la Russa vicina. E Zelensky irrita Israele: «È una nuova Shoah»

Il presidente ucraino alla Knesset: «È una nuova Shoah». Gerusalemme non gradisce

La Turchia: intesa vicina. E Zelensky irrita Israele: «È una nuova Shoah»
di Marco Ventura
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Domenica 20 Marzo 2022, 23:32 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 01:41

 «Dobbiamo usare qualsiasi formato, qualsiasi chance per parlare con Putin. Se questi tentativi falliscono, è la Terza guerra mondiale. Sono pronto a negoziare, come lo sono stato negli ultimi due anni. Senza negoziati non si può mettere fine alla guerra». Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, parla alla Cnn, alla platea televisiva americana e mondiale, e ribadisce la disponibilità a trattative dirette con lo Zar. Al tempo stesso fissa i paletti, avverte che «ci sono compromessi ai quali come Stato indipendente non possiamo scendere». No a qualsiasi scesa a patti sulla «nostra integrità territoriale e sulla nostra sovranità». I contorni dei colloqui e delle bozze di accordo sono chiari. Li ribadisce il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, che rivendica il «duro lavoro per la pace» svolto da Ankara e assicura che «c’è un riavvicinamento tra Russia e Ucraina su questioni importanti, comprese quelle critiche». I negoziati sono in corso, dice il ministro italiano degli Esteri, Luigi Di Maio, da Fazio a “Che tempo che fa”, «prima però bisogna lavorare a tregue umanitarie localizzate sul campo e, per farlo, l’Italia chiederà alla Ue di stabilire un tavolo permanente con l’Unhcr e la Croce Rossa». Al tempo stesso, bisogna «indebolire Putin con sempre più sanzioni fino a quando non si sarà fermato. Gli ridurremo tutti i soldi che gli servono a finanziare questa guerra».

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La strategia

Sul terreno i russi puntano ora a conquistare Mariupol per garantire la continuità territoriale tra Crimea e Donbass, e con questa sedersi al tavolo dei colloqui. Di Maio dà atto alla Turchia di svolgere un ruolo importante nei negoziati. Proprio il turco Cavusoglu indica «le condizioni più difficili da concordare» fra Mosca e Kiev, in particolare «le richieste russe di riconoscere l’annessione della Crimea e l’indipendenza delle due cosiddette Repubbliche del Donbass». Sul resto, cioè neutralità, disarmo e garanzie di sicurezza per l’Ucraina (e per Mosca), un accordo «è possibile». Sulla trattativa pesano l’impiego da parte russa di armi nuove e micidiali, e il continuo martellamento delle infrastrutture civili. Per questo, e anche per avere un peso maggiore nel negoziato e imprimere alla Russia una spinta verso il cessate il fuoco, Zelensky prosegue la maratona oratoria in collegamento con i Parlamenti di molti Paesi.

Ieri con quello israeliano, la Knesset: il discorso è stato trasmesso in diretta pure su uno schermo gigante in Piazza Habima a Tel Aviv, con una coda polemica che forse il leader ucraino, ebreo lui stesso, non si aspettava, ma era prevedibile.

La polemica

Zelensky arringa i parlamentari e il premier Bennett, in qualche modo rimproverando a Israele la sua equidistanza nella crisi per non aver aderito alle sanzioni occidentali contro la Russia e aver deciso di non mandare aiuti militari all’esercito ucraino. Israele ha interessi vitali nel Medio Oriente, che incidono sulla sua sicurezza, e la Russia è un attore troppo importante nell’area perché il governo israeliano possa prendere atteggiamenti sbilanciati. Israele, secondo Zelensky, deve compiere una «scelta», perché i russi vogliono fare «come i nazisti con gli ebrei» durante la Shoah. Paragone che urta e irrita politici e pubblico israeliani. «Ammiro Zelensky e appoggio il popolo ucraino con il cuore e con i fatti - twitta il ministro delle comunicazioni, Yoaz Hendel - Ma la terribile storia della Shoah non può essere riscritta. Il paragone con gli orrori della Shoah e la soluzione finale è oltraggioso».

Nel discorso alla Knesset, il leader ucraino indugia proprio sull’evocazione storica. «Sono sicuro che sentite la nostra pena, ma potete spiegare perché vi stiamo ancora chiedendo aiuto?». Il tentativo russo di distruggere il popolo ucraino assomiglia «a quello che i nazisti fecero al popolo ebraico ai tempi della Shoah». E poi, l’invasione dell’Ucraina è cominciata il 24 febbraio, «stesso giorno del 1920 in cui fu fondato in Germania il partito nazionalsocialista. Mosca usa nei nostri confronti l’espressione “soluzione finale” come quella della questione ebraica» con cui i nazisti miravano ad annientare gli ebrei. In questo scenario di contrapposizione netta tra bene e male, non si può restare equidistanti, secondo Zelensky. A intervenire sulle prospettive negoziali è infine il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, per il quale i colloqui tra le parti sono «ostici» e la colpa è della Russia che ha «una posizione aggressiva nei confronti dell’Ucraina». E c’è grande attesa, in Europa, per l’arrivo del presidente Biden, anche se la Casa Bianca ha smentito ieri che potrà andare in Ucraina.

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