Tricarico: «La Russia va portata nella Nato, non possiamo lasciarla alla Cina». Le navi nel Mediterraneo? «Una esibizione muscolare»

Tricarico: «La Russia va portata nella Nato, non possiamo lasciarla alla Cina». Le navi nel Mediterraneo? «Una esibizione muscolare»
di Cristiana Mangani
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Giovedì 3 Febbraio 2022, 00:45 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 02:34

La nuova Guerra fredda tra Russia e Nato coinvolge il Mediterraneo e apre scenari che rischiano di minare la pace. Il generale Leonardo Tricarico, ora presidente della Fondazione Icsa (Intelligence culture and strategic analysis) ritiene, però, che non tutte le colpe siano della Russia.

Generale, che significato politico e militare hanno quelle navi russe nel Mediterraneo?

«Rientrano in una esibizione muscolare su vasta scala e credo che lì ci fermiamo.

Il senso di questa operazione potrebbe nascere dal fatto che Putin ha constatato che la sua diplomazia ha scarsa presa rispetto alle decisioni internazionali. E quindi, è passato a una stretta successiva ricattando un po’ con un accerchiamento l’Ucraina e lo scenario limitrofo come i mari. Bisogna dire che in tutte le interlocuzioni bilaterali e multinazionali, le ragioni di Putin sono state poco riconosciute».

Riguardo a cosa?

«Oggi c’è chi nega che, a suo tempo, l’Unione Sovietica fosse stata rassicurata sul fatto che i suoi paesi satellite non sarebbero transitati nella Nato. È stata un promessa fatta al vento, perché c’è stata subito una migrazione. Il cambio di campo è legittimo, la Nato persegue da sempre la politica delle porte aperte, “open doors”, lasciando alla determinazione dei popoli il fatto se chiedere di aderire o meno. Ma se questo è vero, è anche vero che la Nato ha incoraggiato le migrazioni. Basti guardare i due casi più recenti, il Montenegro e la Macedonia, per vedere quanto nella sostanza quella promessa a suo tempo fatta, sia stata surrettiziamente tradita».

Putin si sente minacciato?

«Percepisce tutto questo come una minaccia alla propria sicurezza, e non gli si può dare torto. Ma, vero o falso che sia, queste ragioni vanno riconosciute e la Russia merita rispetto. Per avere detto quello che sto dicendo, un mio collega ha dovuto dare le dimissioni da cpo di Stato maggiore della Marina tedesca. Questa è l’atmosfera che regna».

L’idea di una guerra vicina all’Europa non piace a nessuno. Quanto sono concreti i rischi di un conflitto?

«Prima di tutto va detto che l’Ucraina non è pronta né oggi né domani e forse neanche dopodomani, a entrare nella Nato perché non possiede i requisiti minimi per essere paese membro. Credo, però, che andrebbe fin d’ora concepito per l’Ucraina un regime speciale che salvaguardi la propria sicurezza nel rispetto anche delle aspettative russe. Va pensato, secondo me, uno statuto speciale».

Esiste una soluzione alla crisi?

«Poco più di dieci anni fa, con una lettera al Der Spiegel, quattro tra i migliori pensatori di strategia e di geopolitica tedesca, hanno detto che era arrivato il momento di invitare la Russia a far parte della Nato. Per quanto stravagante possa sembrare una ipotesi di questo genere, credo che ci si debba lavorare, come fece Berlusconi a suo tempo con il summit Nato-Russia sul terrorismo».

Una cosa certamente inaccettabile per l’America.

«La Russia deve essere portata dalla nostra parte, non bisogna regalarla alla Cina. È un lavoro arduo, ma è un lavoro che si può fare solamente se noi europei cominciamo a pensare alla nostra sicurezza, sottraendo la Nato all’egemonia statunitense. A quel punto, forse anche un’idea inclusiva della Russia potrebbe prendere forma. Sono cose un po’ pesanti quelle che sto dicendo. Naturalmente va mantenuto il nostro incardinamento nell’Occidente,  ma dobbiamo badare ai nostri interessi che sono l’energia, i rapporti commerciali di ogni tipo con Mosca. Quindi bisogna disegnare una visione inclusiva della Russia».

La Russia attaccherà l’Ucraina?

«Credo di no, uno scontro anche se certamente con schieramenti diversi, vorrebbe dire la perdita di numerose vite di soldati russi. Per quanto ci sia uno squilibrio evidente dal punto di vista militare, l’Ucraina venderà cara la pelle. Ha avuto armamenti, ci sarebbe una mobilitazione anche di altri, quindi la Russia non ha questo interesse alla guerra. Semmai c’è da aspettarsi qualche altra forma di “invasione”: in passato Mosca ha spento l’Ucraina letteralmente, facendo mancare l’energia elettrica a buona parte del paese. C’è, poi, il crimine cibernetico che è un campo nel quale è molto ben attrezzata».

L’Italia che posizione sta tenendo?

«La Nato pare non aver ricavato un ruolo centrale in questa vicenda, perché nessun paese membro è minacciato da Putin, e la Nato ha senso soltanto se si deve difendere o deve difendere uno dei paesi membri da un’aggressione. Tecnicamente non siamo su questo piano».

La Cina, con le Olimpiadi in corso, che farà?

«Le Olimpiadi sono un fatto accidentale che preserva la situazione in quel lasso di tempo in cui si svolgono. Però, quando poi si caricano le armi, ogni cosa potrebbe sfuggire di mano. È una situazione che rimane ancora molto delicata».

L’America come sta gestendo la questione?

«Sta esercitando delle pressioni indebite sulla Nato, che non ha tecnicamente alcuna ragione di ricavarsi un ruolo all’interno di questa disputa, perché alcun paese membro è minacciato o aggredito. Quindi l’America nella sua isteria di Putin, sta avendo un atteggiamento eccessivamente reattivo, che, pur rientrando nelle sue prerogative, non può esercitare attraverso la Nato».

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