L’ultimo annuncio in ordine di tempo è quello del ceo di Enel, Francesco Starace, che ha fatto sapere che il colosso energetico nel giro di pochi mesi cesserà di operare in Russia. La lista di aziende occidentali che hanno deciso di abbandonare Mosca dopo quasi un mese di conflitto in Ucraina è lunghissima. Ma sono tante le società che, invece, non hanno ancora rilasciato dichiarazioni, o hanno confermato che proseguiranno le attività nel Paese. È il caso di Auchan, la catena di grande distribuzione francese, che fattura in Russia circa il 10% dei ricavi gobali: dopo Francia e Spagna, Mosca è il suo terzo mercato e i dipendenti impiegati nel Paese sono circa 30mila. Stessa cosa per Renault, che in Russia controlla il marchio Avtovaz e che impiega 40mila persone nelle sue fabbriche. Gli stabilimenti, però, in questo momento sono chiusi per mancanza di componenti, a causa delle sanzioni. Anche Danone, che impiega in Russia 8mila persone, continua a lavorare.
Nestle: non otteniamo profitti da attività rimanenti in Russia
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Le aziende che restano in Russia
Non chiudono nemmeno i 112 negozi Leroy Merlin dislocati in Russia e l’azienda non prevede modifiche nella produzione, anzi.
Operatività ridotta
Diversi colossi hanno deciso di proseguire con le attività in Russia, ma riducendo l’operatività. Pirelli - tra le azioniste ci sono diverse società cinesi - ha deciso di diminuire la produzione in modo da continuare a pagare gli stipendi. L’azienda farmaceutica Pfizer ha sospeso i nuovi investimenti in Russia, ma ha mantenuto la vendita di farmaci salvavita. Nestlé, dopo essere stata sommersa dalle critiche, ha fatto sapere si avere mantenuto la vendita di beni primari - quindi tutti gli alimentari - e di avere sospeso la distribuzione di altri prodotti, come le capsule per i caffé. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, collegandosi a una manifestazione contro la guerra in corso a Berna, ha ricordato lo slogan della multinazionale (“Buona vita. Buon cibo”) per criticarne il rifiuto «di lasciare la Russia» persino ora «che ci sono minacce ad altri Paesi europei e un ricatto nucleare» da parte di Mosca. «Abbiamo significativamente ridotto le nostre attività in Russia: abbiamo fermato tutto l’import e l’export dalla Russia, ad eccezione dei prodotti essenziali. Non facciamo più investimenti né pubblicizziamo i nostri prodotti. Non facciamo profitti dalle nostre restanti attività. Il fatto che, come altre società, riforniamo la popolazione con importanti alimenti non significa che continuiamo come prima», ha dichiarato un portavoce della multinazionale svizzera.
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