Ucraina-Russia, il direttore della Croce Rossa: «Profughi in fuga nella neve con i bambini in braccio»

Ucraina-Russia, il direttore della Croce Rossa: «Profughi fuga a piedi nella neve con i bambini in braccio»
di Flaminia Savelli
4 Minuti di Lettura
Venerdì 4 Marzo 2022, 08:41 - Ultimo aggiornamento: 09:25

«Non sono ancora tornato, ma ci stiamo avvicinando alla base operativa. È stato un viaggio difficile e molto doloroso». Inizia così il racconto di Ignazio Schintu, direttore operazioni della Croce rossa italiana. La voce tradisce emozione e stanchezza: ha guidato per oltre 1.800 chilometri, alla testa di quattro tir carichi soprattutto di medicinali e kit di primo soccorso. Era partito tre giorni fa da Avezzano, in Abruzzo. Ha attraversato la Slovenia, quindi l'Ungheria e poi tutta la Romania fino al confine con l'Ucraina. E ancora ieri mattina era all'interno del paese travolto dalla guerra. Lo ha attraversato per 40 chilometri fino alla città di Chernivtsi, nella parte occidentale. Dove i colleghi ucraini aspettavano il primo carico di aiuti umanitari italiani trasportati dalla Cri. Un'operazione complessa perché, ancora ieri, i corridoi umanitari erano chiusi. Mentre ci risponde, sta ultimando le ultime operazioni di scarico nella città ucraina.

Ucraina-Russia, diretta: Mosca prende il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia. L'impianto in fiamme nella notte. Zelensky: «L'Europa intervenga»

Ucraina, Odessa aspetta lo sbarco dei russi. Allarme centrali nucleari


Dottor Schintu, qual è la situazione a Chernivtsi?
«È una città completamente militarizzata. Anche qui, la popolazione sta aspettando il fronte russo. La situazione è molto tesa e anche per noi, che stavamo trasportando medicinali destinati ai profughi e all'ospedale della città, non è stato semplice».
Cioè?
«Siamo in un paese colpito dalla guerra, il nostro unico obiettivo è stato quello di procedere con lo scarico prima delle 18, quando scatta il coprifuoco. Per avere il tempo di rientrare e attraversare la frontiera. Non credo che dimenticherò mai quello che ho visto. Mi sono trovato spesso in prima linea in situazioni di emergenza, ma questa è davvero un'altra storia».
Cosa sta accadendo ai confini?
«Intanto appunto, la città è militarizzata. Ciò significa che a ogni angolo, in ogni strada, ci sono uomini armati. E poi le conseguenze di questo conflitto sono già davanti agli occhi di tutti. A partire dalle persone in fuga che premono sui confini per scappare. Ci sono code di 20 chilometri in entrata a Chernivtsi. Chi è fortunato, ha trovato un passaggio in macchina o su un camion. Ma ci sono centinaia di persone che sotto la neve, con i bambini in braccio, stanno camminando per mettersi in salvo. Quando raggiungono i punti di soccorso allestiti dai nostri colleghi della croce rossa ucraina, i loro volti sono terrorizzati. Lo sguardo è quello di chi ha perso tutto da un giorno all'altro, è vuoto e desolante».
Attraversando il confine dalla Romania, avete percorso circa 40 chilometri all'interno del paese sotto attacco: qual è la situazione?
«Già al confine con la Romania le misure di controllo, di sicurezza sono altissime ormai. Una volta dentro lo scenario è surreale così come il silenzio che avvolge tutto. I primi chilometri sono di aperta campagna, in questo momento ricoperta di neve. All'orizzonte si intravedono le case, tutte sbarrate. Ma c'è un particolare che non può sfuggire».
Cioè?
«Su ogni balcone, in ogni ingresso, attaccate a ogni finestra, sventolano le bandiere coi colori dell'Ucraina. C'è davvero molto orgoglio patriottico».
Con il primo viaggio, avete portato medicinali ma avete ricevuto richieste specifiche per il prossimo futuro?
«Questa è una fase importantissima per i soccorsi. Insieme ai medicinali, abbiamo portato coperte e cibo. Sul sito della Cri è stato pubblicato l'elenco di ciò che è strettamente prioritario. La precedenza è per i medicinali ma non solo. Inoltre, dobbiamo capire che non si tratta di un'emergenza a breve termine e che dobbiamo organizzare un sistema in grado di aiutare nei prossimi mesi la popolazione che resterà nelle città ormai devastate».
Quindi?
«È stato già aperto un conto dove è possibile fare delle donazioni direttamente agli enti ucraini. Intanto, procederemo con altre spedizioni».
La prossima spedizione quando partirà?
«Questa notte (ieri n.d.r.) faremo tappa in Romania e poi rientreremo nella centrale operativa.

Il tempo di caricare gli altri tir e poi ripartiremo con un altro carico di medicinali e generi di prima necessità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA