Aleina e suo marito sorridono commossi mentre abbracciano per la prima volta la loro Snizhana. La piccola è nata la sera del 14 marzo 2022 a Mykolaiv, nel reparto maternità di fortuna allestito nel seminterrato dell'ospedale dove, mentre all'esterno risuonano le sirene, si cerca come si può di andare avanti. Non doveva andare così: nessuna madre dovrebbe dare la luce temendo per la propria vita e quella del proprio bambino. Invece almeno metà delle 49 donne ricoverate all'ospedale di Mykolaiv ha partorito dal 24 febbraio, data di inizio dell'invasione russa. La cittadina sul Mar Nero, è a soli 130 km da Odessa, strategica per l'avanzata russa verso il porto ucraino. E Mosca sta bombardando scuole e ospedali da nove giorni senza tregua.
Le immagini simbolo da Mariupol
Perché i bambini non possono scegliere quando nascere e così il conflitto in Ucraina si è trasformato nella guerra delle donne incinte e dei neonati. Dopo gli scatti dei bimbi in terapia intensiva neonatale curati nei seminterrati di Kiev, a diventare virali qualche giorno fa sono state le immagini provenienti da Mariupol: Mariana Vishegirskaya, la donna che scendeva le scale con il pancione dopo il bombardamento dell'ospedale, è riuscita a diventare mamma. È morta invece l'altra donna incinta fotografata mentre veniva evacuata su una barella. I soccorritori non sono riusciti a salvarla: ma quando ha capito che il bimbo che portava in grembo non era sopravvissuto, ha chiesto ai soccorritori di lasciarla morire.
Il caso delle madri surrogate
Come riportato dal New York Times, la guerra sta ponendo un problema serio anche nella gestione dei neonati provenienti da maternità surrogata.
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