LEOPOLI - Sabato mattina a Leopoli il cielo è limpido. Il sole invade la città e finalmente il freddo secco che caratterizza l’inverno ucraino sembra passato. Nessuna sirena per tutta la notte e per un attimo anche la guerra sembra passata. Ma è solo un’illusione. Gli allarmi iniziano a suonare alle 11.36, poi di nuovo alle 15.15: oltre un’ora e mezza di allerta. Il solito incubo, la solita fuga. Per l’ennesima volta bisogna lasciare tutto, prendere quella borsa che ormai aspetta fissa davanti alla porta e scendere nel rifugio. Molti abitanti di Leopoli credono che sia una perdita di tempo e infatti se ne restano a casa, tanto che venerdì il sindaco Andriy Sadovyi ha dovuto emanare una dichiarazione ufficiale per chiedere alla popolazione di rispettare le regole e di raggiungere sempre il più vicino rifugio al suono delle sirene.
CARRIERA IN STAND-BY
Prima che iniziasse l’invasione russa al fianco del sindaco nel Consiglio comunale di Leopoli c’era anche Tetiana Shevchenko, infermiera di 49 anni, che oggi si è arruolata nell’esercito ucraino.
DA UNA GUERRA ALL’ALTRA
Il patriottismo per Tetiana è una questione di famiglia. La nonna, anche lei infermiera, ha combattuto contro i tedeschi durante la seconda guerra mondiale nell’esercito sovietico. «Se oggi fosse ancora viva sicuramente sarebbe con me a lottare contro questa ingiustizia». Mostriamo alla soldatessa uno dei tanti video che girano sui gruppi Telegram in queste settimane: ritrae alcuni soldati russi fatti a pezzi dall’esercito ucraino. La sua reazione è fredda, anche davanti alla morte: «Ci tengo a sottolineare che sono molto religiosa, ma chiunque entri nel nostro Paese per commettere delle atrocità merita di fare questa fine». Tetiana non ha paura, è indignata per quello che sta accadendo in Ucraina: «L’odio e la rabbia sono emozioni negative, non mi piace provarle, ma in questo momento sono necessarie, sia per difendersi che per combattere. Purtroppo aiutano».
LA FAMIGLIA
Lasciare un marito, una figlia di 28 anni e un figlio di 13 per andare a combattere non è una decisione facile. «Abbiamo parlato tante volte della possibilità di una guerra, ma non pensavamo che sarebbe successo. Quella mattina ero a letto con mio marito e la guerra è iniziata davvero. Ho chiesto a mia figlia di stare vicina a mio marito e di prendersi cura di suo fratello, poi sono partita». Per la prima volta dall’inizio dell’intervista il volto di Tetiana si mostra per quello che è: il volto di una mamma preoccupata cancella quello della combattente impassibile. Un mese senza vedere la famiglia è difficile da affrontare: «Riusciamo a sentirci spesso, scorrono sempre lacrime». Non c’è tempo per emozionarsi in guerra, una distrazione può costarti la vita e così l’infermiera militare torna subito seria: «Nel momento in cui decidi di arruolarti prendi una decisione, sai che potranno mandarti al fronte, farai tutto quello che ti verrà ordinato, anche andare in prima linea se richiesto».