Ucraina, chi fugge e chi resta. Sergey, Ludmilla, Lida e Oksana: storie nel cuore della guerra

Foto di Annalisa Ausilio/Croce Rossa Italiana
di Michela Allegri
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Lunedì 21 Marzo 2022, 22:59 - Ultimo aggiornamento: 22 Marzo, 00:11

Sergey ha 69 anni e arriva da Karkiv. È in sedia a rotelle e ha raggiunto Leopoli in treno insieme alla moglie Ludmilla, che di anni ne ha 65 anni. Ad accompagnarli, il figlio Vlady. Lui non può partire: è rimasto in Ucraina a combattere, ma ha fatto di tutto per mettere in salvo i genitori malati. «È un grande dolore salutarli, ma anche un grande sollievo», ha detto affidandoli ai volontari della Croce Rossa italiana, che hanno coordinato la prima evacuazione dall’Ucraina all’Italia dei profughi in fuga dalle bombe russe.

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«Spero che mia figlia possa riprendere la scuola presto», dice invece Lida, 38 anni. Faceva la commessa vicino a Karkiv.

Anche lei ha raggiunto Leopoli in treno. Ha deciso di partire per mettere in salvo la sua Katia, 12 anni. In Ucraina è rimasto il marito. E poi c’è la giovane Alessia, nemmeno 30 anni, che viaggia insieme alla nonna Oksana. Ha deciso di raggiungere la madre, che vive in Italia dal 2011. Anche suo marito è rimasto: non può lasciare il Paese. «L’Italia è il paradiso!», dice invece Tania. Ora non può più camminare, ma in passato è stata una sportiva: praticava tiro al bersaglio, «ero arrivata terza alle gare nazionali». Viene da Lutsk, nel Nord, tra Leopoli e il confine bielorusso: «Eravamo in un centro, non siamo stati bombardati ma c’erano colpi di mortaio ovunque». Sono solo alcune delle storie raccolte durante la missione umanitaria della Cri.

 

Un centinaio di persone sono state soccorse in un ospedale che si trova a Sykhivskyi, nella parte meridionale di Leopoli. Ma gli ucraini messi in salvo provengono anche da molte altre città: Kharkiv, Dnipro, Lutsk, Kiev. Sono persone fragili, bambini, anziani disabili. A condurre la missione è stato Ignazio Schintu, direttore Operazioni, emergenze e soccorsi della Cri. «Nessuno di noi era pronto a una cosa del genere, ma ci stiamo muovendo. Le persone hanno bisogno di fiducia, queste operazioni possono aiutare a riprendere quantomeno la vita normale», ha spiegato.

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