Ucraina, superpotenze schierate. In campo l’ultimo soldato che lasciò l’Afghanistan

Ucraina, superpotenze schierate. In campo l’ultimo soldato che lasciò l’Afghanistan
di Marco Ventura
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Lunedì 14 Febbraio 2022, 00:16 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 14:08

Gli ultimi saranno i primi. Proprio lui, il primo generale americano a metter piede nell’Europa dell’Est a capo di tremila marines della 82a Divisione aviotrasportata di Fort Bragg inviati a rinforzo della Nato sul fianco nord-orientale, sarà il veterano Chris Donahue, l’ultimo a lasciare Kabul. Chi non lo ricorda? La sua immagine catturata dentro la luce verde di una camera per la visione notturna nella notte dell’aeroporto Karzai mentre saliva sulla pancia di un C-17 fece il giro del mondo. Perché anche le disfatte hanno i loro eroi. In Europa da un lato la Russia, dall’altro quel che resta dell’Ucraina e la Nato si schierano nel risiko attorno all’Ucraina, aspettando l’invasione.

 

Si ritirano invece per precauzione i 160 americani della Florida National Guard assegnati da novembre alla 53° Brigata di fanteria ucraina col compito di addestrare le forze locali.

I tremila in arrivo si uniranno ad altri 1700 americani dislocati in Polonia e a 1000 spostati dalla Germania, parte di uno squadrone di fanteria meccanizzata, portando a 5700 gli statunitensi sul confine polacco. Novecento nella base rumena “MK”. In tutta Europa il personale a Stelle e Strisce supera gli 80mila.

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Le forze Nato

Quarantamila i militari dei Paesi Nato pronti alla mobilitazione in caso di emergenza. Altri 8500, americani, sono stati complessivamente “messi in allerta” e destinati a potenziare la Forza di Risposta Nato (NRF) che mette insieme uomini e donne di 30 stati ora sotto il comando di turno francese. La punta di diamante è costituita da una Brigata di terra di 5mila unità. I tempi di mobilitazione sono strettissimi, da una settimana a 48 ore. Ed è previsto un ricambio dei ventimila, con diecimila pronti in un mese. Tra forze aeree, navali e unità speciali, si contano ancora 15mila già “sul piede di guerra”. Poi ci sono i gruppi di battaglia nei Paesi Baltici, mille soldati ciascuno tra Lettonia, Estonia e Lituania, rispettivamente sotto il comando canadese, britannico e tedesco. La Turchia contribuisce con i droni MQ-9 Reaper venduti alla Romania. Gli inglesi con i lanciatori mobili anti-tank. In mare, invece, l’ammiraglia alleata è la portaerei di sua maestà “Prince of Wales”. E ancora: la Danimarca ha mandato una fregata nel Baltico e 4 caccia F-16 in Lituania, i Paesi Bassi due caccia F-35 in Bulgaria e i francesi centinaia di fanti verso la Romania. Pronti pure mille italiani destinati in Ungheria e Bulgaria, mentre 250 alpini con tank e Centauro sono già in Lettonia e altri 150 italiani in Romania.

Il piano russo

Quanto ai russi, ormai hanno praticamente “accerchiato” l’Ucraina con più di 130mila uomini ammassati ai confini occidentali, 35mila in Bielorussia, 2mila in Transnistra e oltre 12mila in Crimea, annessa nel 2014. A cui si aggiungono i mercenari di Wagner e i paramilitari del Donbass, gli “omini verdi”. Nel Mar Nero incrociano 160 navi russe con 10mila marinai, ed è alto il rischio di blocco navale del porto ucraino di Sebastopoli. Gli occhi satellitari di un’azienda del Colorado, Maxar Technologies, ha individuato il fermento militare in tre basi della Crimea e nel Mar Nero: colonne di tank e blindati, centinaia di uomini in marcia e 550 nuove tende sulla costa ovest e in una base aerea dismessa a Oktyabrskoe, al centro della penisola. Altre eloquenti immagini da Kursk, Russia occidentale, e dall’aeroporto bielorusso di Zyabrovka, neanche 30 chilometri dal confine con l’Ucraina. Elicotteri, truppe, e attrezzature per gli ospedali militari. Quest’ultimo è un dettaglio sinistro, non legato alle esercitazioni che dovrebbero concludersi entro il 20 febbraio.

La difesa ucraina

Il presidente Zelensky continua a gettare acqua sul fuoco e a dire che non c’è ragione per il panico, pur potendo contare solo su 200mila soldati e 900mila riservisti, a fronte di circa un milione di russi con 2 milioni di riservisti, meno di un quarto dei carri armati di Mosca, meno di un terzo dell’artiglieria, 34 elicotteri rispetto a 544, e insomma un’abissale inferiorità aerea. Ma il miglior deterrente all’invasione dell’Ucraina è che qualsiasi attacco russo di larga scala sarebbe insostenibile per le casse del Cremlino, per i costi diretti dell’intervento e per le conseguenti sanzioni occidentali e le mancate esportazioni di gas. Kiev incrocia le dita.

 
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