Guerra Ucraina, soldati italiani sul fronte più caldo tra Lettonia e Romania

Nella base di Camp Adazi sotto la bandiera tricolore schierati 238 militari. La visita lampo del ministro Guerini

Tra Lettonia e Romania sul fronte più caldo anche i soldati italiani
di Nicola Pinna
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Sabato 12 Febbraio 2022, 07:33 - Ultimo aggiornamento: 13 Febbraio, 13:36

Ci sono proclami che non si fanno a voce alta, ma azioni che si preparano in silenzio, specie in un momento di crisi internazionale. E mentre il mondo intero si attrezza per non farsi cogliere impreparato dal conflitto che si intravede sull'orizzonte russo-ucraino, l'Italia ovviamente non sta a guardare. Prova sì a tenere fede alla sua storica neutralità, ma si organizza. Non solo per il ruolo all'interno della Nato e l'alleanza stretta con gli Stati Uniti, ma anche per la centralità della sua posizione geografica. Nel cuore del Mediterraneo anche stavolta si giocherà qualche set della partita bellica. L'assaggio d'altronde si è già avuto, con la traversata spavalda delle navi del Cremlino a ridosso della Sicilia e con il viavai quotidiano di portaerei alleate e di sommergibili piazzati a sbarrare la strada ad arrivi troppo pericolosi al largo della costa di Ragusa.

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Un piano militare pronto, al Ministero della Difesa non c'è e tra i generali ovviamente guai a parlarne. Ma gli assetti italiani certo non possono essere disorganizzati. L'impegno della politica da settimane è rivolto principalmente alla diplomazia ma lo Stato maggiore della Difesa pensa anche al peggio. E guai se non fosse così. Perché sul fronte russo non c'è aria di smobilitazione e se i timori della Nato dovessero tradursi in realtà, allora le forze armate italiane dovrebbero in qualche modo dare il proprio supporto. A iniziare dai reparti già schierati nelle zone più vicine all'Ucraina a rischio invasione.
Proprio da quelle parti è volato ieri mattina il ministro della Difesa: una visita lampo in Lettonia, non di routine e di certo non casuale. Se non altro perché annunciata esattamente quattro giorni fa di fronte alla commissione esteri e difesa di Camera e Senato. L'audizione, d'altronde, non aveva un argomento a caso e da quelle parole si era capito molto della linea italiana in caso di conflitto: «Qualsiasi aggressione a Kiev avrebbe gravi conseguenze - aveva detto Guerini -.

Il rapporto transatlantico è il cardine della sicurezza e della pace in Europa, chi tenta di dividerci rimarrà deluso». La base di Camp Adazi, dove operano dal 2016 i 238 militari del contingente Task Group Baltic, è il luogo più vicino all'area delle tensioni in cui sventola la bandiera italiana.

 

Le comunicazioni ufficiali ovviamente non fanno mai riferimento a un piano da mettere in campo in caso di criticità improvvise, ma i riferimenti al quadro internazionale sono fin troppo espliciti.
«L'Italia continuerà a mantenere il proprio impegno nelle principali iniziative Nato - ha sottolineato il ministro della Difesa, anche durante l'incontro con l'omologo lettone - Il nostro Paese continuerà ad operare nell'intera area di responsabilità dell'Alleanza Atlantica, dall'Islanda al Mediterraneo orientale e al Mar Nero. Eventuali scelte di ulteriori adattamenti di postura verranno - come sempre - prese insieme agli Alleati. La Ministeriale Nato della prossima settimana sarà pertanto molto importante in quest'ottica».

L'opzione uno, e si è detto di nuovo anche a Riga e a Camp Adazi, è quella del dialogo con la Russia, ma dalla Lettonia è stato lanciato un altro messaggio un po' meno diplomatico. La cartolina che arriva al Cremlino è quella che contiene le immagini dell'esercitazione Ajax Strike, l'ennesima in pochi giorni organizzata dagli stati che aderiscono alla Nato. «Questa attività - fanno sapere dallo Stato maggiore della Difesa italiana - ha avuto il duplice obiettivo di testare e confermare il livello delle capacità operative, aumentando l'interoperabilità e la prontezza dei reparti alleati. Attività che ha anche il fine di rassicurare la popolazione dei Paesi soprattutto delle aree di confine».

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I contatti

Se le telefonate tra capi di stato non dovessero più bastare e se dalle esercitazioni al confine si passasse alle invasioni, le truppe italiane da lì non sono lontane. Ci sono mezzi corazzati e ci sono molti aerei dell'Aeronautica. Qui in Lettonia ci sono gli uomini del 2° reggimento Alpini, ma anche imponenti componenti militari del Reggimento Nizza Cavalleria, del 2° Reggimento Trasmissioni e del 17° Reggimento Contraerea Sforzesca. Non lontano, nella base romena di Costanza, ci sono 4 Eurofighter dell'Aeronautica: una squadriglia con 140 persone che partecipano alla Task force black della Nato. Anche qui c'è un viavai più intenso del solito, soprattutto con l'arrivo dei mezzi e degli aerei americani. Il messaggio al Cremlino passa chiaramente, pur senza minacce dirette.

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