La guerra può espandersi in Europa? Il ruolo della Bielorussia (alleata con Putin) e i rischi per i Paesi baltici. La Polonia e il nodo migrazioni

Partendo dal Donbass, il piano russo di espansione potrebbe non fermarsi all'Ucraina

Ucraina, il ruolo della Bielorussia (alleata con Putin) e i rischi per le repubbliche baltiche. La Polonia e il nodo migrazioni
di Simone Pierini
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Martedì 22 Febbraio 2022, 11:21 - Ultimo aggiornamento: 18:32

«Ciò significa che non solo l'Ucraina, ma anche la Bielorussia, la Moldavia e gli Stati baltici, membri della Nato e dell'Unione europa sono potenziali obiettivi». Con queste parole l'eurodeputato polacco Radek Sikorski ieri ha commentato il discorso alla nazione di Vladimir Putin, alzando l'asticella di rischio sulle strategia del presidente russo. Il riconoscimento delle Repubbliche separatiste del Donbass sarebbe quindi un primo passo di un piano di espansione ad ampio raggio, aprendo scenari di una crisi internazionale di lunga durata e di difficile gestione. Un timore che sembra condiviso dalle repubbliche baltiche che ieri hanno reagito con veemenza all'atto ostile di Putin chiedendo all'Ue di rispondere in fretta e in modo energico per evitare che la situazione degeneri ulteriormente.  

Dal Donbass il piano di espansione di Putin

 

La Lituania

I rappresentanti dei Paesi baltici hanno condannato con forza il riconoscimento dell'indipendenza delle province ucraine di Donetsk e Lugansk.

Il primo ministro lituano Ingrida Simonyte ha detto che Putin «ha messo in imbarazzo Kafka e Orwell: nessun limite all'immaginazione di un dittatore, nessun minimo troppo basso, nessuna bugia troppo sfacciata e nessuna linea rossa troppo rossa da attraversare». «Quello a cui assistiamo stasera può sembrare surreale per il mondo democratico, ma il modo in cui rispondiamo ci definirà per le generazioni a venire», ha detto Simonyte in un post su Twitter.

La Lettonia

Dalla Lettonia, il presidente del Paese, Egils Levits, il primo ministro, Arturs Krisjanis Karins, il ministro degli Esteri, Edgars Rinkevics, e il presidente del Parlamento, Inara Murniece, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui deplorano il «proseguimento dell'attacco all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina iniziato nel 2014 modificando illegalmente la confini in Europa». «Con una grave violazione del diritto internazionale, con un pretesto inventato e diffondendo false informazioni, la Russia cerca di indurre un cambiamento nella leadership politica e nella direzione della politica estera dell'Ucraina attraverso mezzi violenti», hanno affermato. Così, da Riga hanno esortato la comunità internazionale a «prendere le misure più energiche possibili», tra cui hanno evidenziato «sanzioni economiche», per fermare «l'aggressione russa». Inoltre, hanno chiesto «un'azione appropriata da parte della Nato» per rafforzare il fianco orientale dell'Alleanza di fronte a quella che considerano un'aggressione che, sommata alla «crescente presenza delle Forze armate in Bielorussia», provocherà un «impatto negativo duraturo della situazione generale della sicurezza in Europa».

L'Ungheria con l'Unione europea

«Il primo ministro» ungherese Viktor «Orbán lunedì sera ha detto chiaramente al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che sul conflitto Russia-Ucraina, l' Ungheria farà parte della posizione comune dell'Unione europea». Lo scrive in un tweet il portavoce del premier magiaro, Zoltan Kovacs.

La Bielorussia, nodo strategico di Putin

Proprio la Bielorussia rappresenta un ulteriore punto strategico per Putin che non ha trascurato di rafforzare i ranghi dove può, prima di gettare il guanto della sfida a Ucraina e Occidente. L'incontro con il dittatore Alexander Lukashenko va proprio in questa direzione. Minsk ha infatti annunciato che le truppe russe resteranno nel Paese «dato il clima che si respira». Secondo il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg non c'è più alcun dubbio: «Mosca si è appena annessa la Bielorussia». Le parole di Schallenberg sono importanti perché l'Austria è un Paese tradizionalmente amico della Russia, non è nella Nato, fa parte del consorzio di Nord Stream 2 e si è sempre dimostrata cauta, ad esempio sul dossier sanzioni. Eppure, entrando al consiglio affari esteri di Bruxelles, non ha esitato a mettere in guardia i colleghi. «Il tutto è avvenuto nella quasi totale disattenzione dei media ma io credo sia un fatto molto importante», ha dichiarato. «Io ho i miei dubbi che le truppe russe lasceranno mai la Bielorussia: con le sue scelte Lukashenko ha rinunciato alla sovranità del suo Paese». Lukashenko, totalmente azzoppato dopo il risultato delle elezioni presidenziale di agosto 2020, ha strozzato il Paese nella repressione e, sotto le diverse ondate di sanzioni imposte dall'Occidente, non ha potuto fare altro che affidarsi a Putin - «il mio fratello maggiore», lo chiama - per restare in sella. Da allora gli incontri fra i due sono diventati fittissimi, culminati con un accordo per una maggiore integrazione fra Russia e Bielorussia nel quadro dello Stato dell'Unione. Sulla carta nessuna violazione della sovranità. Nella pratica, però, da allora la Bielorussia ha spalancato le porte alle forze armate di Putin.

L'esercito bielorusso agli ordini di Mosca

Gabrielius Landsbergis, il ministro degli Esteri lituano, sostiene che l'esercito bielorusso stia prendendo ordini «direttamente da Mosca», mostrando dunque una totale dipendenza dal Cremlino. «Gli effetti per la sicurezza dell'area, il Baltico ma anche la Polonia, è evidente e dobbiamo reagire: la Nato deve rafforzarsi in questo quadrante con nuovi effettivi», ha tuonato. Il processo, inoltre, non si ferma qui. Il 27 febbraio in Bielorussia si terrà il referendum sulla modifica costituzionale che, tra le alte cose, rimuoverà il principio di neutralità finora sfoggiato - aprendo scenari sinora impensati. Lukashenko in persona ha detto che si consulterà con Putin sull'eventualità di rimanere o meno alla guida del Paese, e nel caso «per quanto». 

Il tema migrazioni e la Polonia (ma anche l'Italia)

L'Ue si sta preparando a diversi scenari in caso di un'ondata migratoria scaturita da un eventuale attacco russo. Se Mosca attaccasse solo ad est, spiegano dalla Commissione, la maggior parte dei migranti cercherebbe probabilmente rifugio nella parte occidentale dell'Ucraina. Nell'eventualità di un attacco su larga scala, invece, il paese più colpito dai flussi migratori sarebbe la Polonia. Tra i possibili paesi di destinazione indicati dalla Commissione, anche Italia, Germania e Francia. Il dossier è uno dei temi in agenda dell'incontro tra la commissaria agli Affari Interni, Ylva Johasson, e il ministro polacco degli Interni, Mariusz Kamińsk che si terrà domani a Varsavia. Il commissario Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson, oggi sarà a Varsavia per fare il punto sulla situazione ai confini di Bielorussia e Ucraina. Johansson vedrà il ministro dell'Interno polacco Mariusz Kamińsk e i rappresentanti di Unhcr, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e Consiglio d'Europa: sul tavolo la situazione ai confini con la Bielorussia, il supporto anche finanziario dell'Ue, la gestione dei richiedenti asilo in caso di emergenza e la risposta ai possibili scenari che potrebbero scaturire dalla crisi ucraina sul fronte migranti.

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