Ucraina, l'ambasciatore a Roma. «Obbligati a vincere la guerra, il processo farsa agli Azov sarà la nostra linea rossa»

Yaroslav Melnyk: "Siamo grati all'Italia per il suo sostegno"

Ucraina, l'ambasciatore a Roma. «Obbligati a vincere la guerra, il processo farsa agli Azov sarà la nostra linea rossa»
di Gianluca Perino
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Mercoledì 24 Agosto 2022, 07:04 - Ultimo aggiornamento: 15:15

«Nessuna concessione a Putin, questa guerra deve finire con la vittoria dell'Ucraina». A sei mesi dall'inizio della guerra l'ambasciatore ucraino a Roma, Yaroslav Melnyk, chiama il mondo a un ulteriore sforzo per fermare la Russia. Poi ringrazia l'Italia e avverte: «Se Mosca processerà i nostri uomini a Mariupol, qualsiasi negoziato dopo quel giorno sarà impossibile».
Ambasciatore, sono passati sei mesi di guerra: crede che l'Ucraina possa ancora riconquistare parti del proprio territorio?
«Oggi è un giorno speciale e significativo per l'Ucraina, è il Giorno dell'Indipendenza, e proprio oggi, per coincidenza, è esattamente il sesto mese dell'invasione russa del nostro Stato. Il mondo intero sta assistendo a come il nostro Paese combatte coraggiosamente da sei mesi non solo per la sua libertà e indipendenza, ma anche per i principi democratici dell'intera società civile libera e per la pace dell'intera Europa. Gli ucraini dimostrano coraggio ed eroismo. Abbiamo mostrato quale sia l'unità della nazione di fronte al nemico. Ma per la resistenza e la lotta, l'Ucraina ha bisogno di aiuti e unità da parte dei nostri partner. E si tratta non solo di aiuti diretti all'Ucraina, ma anche della risposta adeguata alle azioni della Russia volte proprio a rovinare le basi principali del mondo democratico. Sottintendo il rafforzamento delle sanzioni contro l'aggressore, la creazione del meccanismo internazionale per risarcimento dei danni, indagini dei crimini di guerra. Il destino dell'Europa e il destino del mondo si stanno decidendo ora in Ucraina. Non è il momento di inutili demagogie».

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Oggi è l'anniversario dell'indipendenza dell'Ucraina, quale significato assume adesso questa ricorrenza?
«Se chiede a un ucraino qual è per lui il valore più importante, sentirà una risposta convinta: Indipendenza e libertà! Storicamente, il popolo ucraino ha scelto il diritto di vivere liberamente sulla propria terra e di scegliere il proprio futuro. Siamo nati per essere liberi. La volontà è radicata nel nostro Dna. Pertanto, può immaginare il valore e l'importanza del Giorno dell'Indipendenza per ogni ucraino. Soprattutto oggi, quando ancora una volta lottiamo per la nostra sovranità, l'integrità territoriale e l'indipendenza. L'intero paese si è unito per respingere il nemico».
Secondo lei si può trattare la fine della guerra con Putin? E su quali basi?
«Nel 21° secolo, le controversie interstatali devono essere risolte in modo civile e diplomatico. Sfortunatamente, il nostro aggressivo vicino conduce una cinica retorica del ricatto e del terrore, anche rendendosi conto che l'operazione speciale in Ucraina è fallita. Non importa quanto sia dura l'implacabile macchina di propaganda del Cremlino, non è riuscita a fuorviare la comunità progressista globale. Dopo Bucha, dopo l'orrore scoperto in seguito alla liberazione delle città della regione di Kyiv, lo spazio per il dialogo si è ristretto drasticamente. Si sa che a Mariupol si prepara lo scenario per un processo assolutamente assurdo ai difensori ucraini, ai nostri soldati prigionieri degli occupanti. Se avrà luogo questo cosiddetto tribunale, in violazione di tutti gli accordi, di tutte le regole internazionali, la Russia in questo modo attraverserà limite oltre il quale qualsiasi negoziato sarà impossibile».
Si è fatto un'idea del vero motivo che si nasconde dietro l'invasione russa?
«La vera ragione è difficile da determinare, il problema principale è che la Russia è saldamente bloccata nel passato.

E un'Ucraina libera, democratica e prospera è una delle minacce più pericolose all'esistenza del regime di Putin. La reazione più che moderata della comunità internazionale alle scappate della Russia l'ha solo incoraggiata a continuare la sua aggressione. Il segnale per la Russia dovrebbe essere chiaro - qualsiasi avventura militare, qualsiasi escalation del conflitto sul territorio di paesi terzi - avrà inevitabili dolorose conseguenze per la Federazione Russa. Non ci possono essere semitoni qui. Dobbiamo riportare la sicurezza, la pace e l'ordine nel mondo».

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Quanto sta pesando l'aiuto dell'Italia, e degli altri alleati, nel contrasto all'invasione russa?
«Il sostegno dei nostri partner all'Ucraina è un investimento in un futuro comune democratico, libero e pacifico. L'invasione russa dell'Ucraina è diventata un fattore di consolidamento nell'unificazione delle democrazie mondiali nella lotta contro l'aggressore. Tutto il mondo civile è su posizioni filo-ucraine e l'Italia è sempre stata in prima linea nel sostenere l'Ucraina. Siamo molto grati al governo italiano per il suo sostegno militare, finanziario e umanitario, nonché per la sua voce forte nel concedere all'Ucraina lo status di candidato all'adesione all'UE. Siamo grati al popolo italiano per la calorosa accoglienza dei nostri profughi e per la solidarietà con l'Ucraina nei momenti di bisogno. A sua volta, l'Ucraina rimane un partner affidabile per l'Italia, i paesi dell'UE e il mondo intero. Un'Europa forte è impossibile senza un'Ucraina forte».
Se l'Ucraina dovesse perdere questa guerra, quali conseguenze pagherebbe anche l'Europa?
«Vladimir Putin ha commesso un errore storico iniziando una guerra su vasta scala in Ucraina e la Russia deve pagare un prezzo pesante. L'Ucraina non può perdere questa guerra, perché così le basi democratiche dell'intera Europa e del mondo intero saranno minate. È ovvio che le ambizioni della Russia non si fermeranno solo all'Ucraina, ma inizieranno ad assorbire i paesi uno per uno. Questa guerra deve finire con la vittoria dell'Ucraina. Qualsiasi concessione all'aggressore significherà la capitolazione dei fondamenti democratici e liberali della società civile mondiale. Pertanto, la cooperazione degli sforzi dei nostri partner nel sostenere l'Ucraina per la vittoria del nostro Paese contro l'aggressore il prima possibile è una garanzia di stabilizzazione della pace e della sicurezza nel mondo, che è il nostro grande obiettivo comune».

 

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