Ucraina, quel gasdotto lungo 1.200 km che potrebbe placare la fame di metano dell’Europa

Il nuovo gasdotto consentirebbe di saltare l'Ucraina e raddoppiare le forniture verso il vecchio continente

Ucraina, quel tubo lungo 1.200 km che potrebbe placare la fame di metano dell’Europa
di Jacopo Orsini
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Mercoledì 23 Febbraio 2022, 09:50 - Ultimo aggiornamento: 19:37

Un tubo lungo 1.200 chilometri del diametro di poco più di un metro per portare il gas in Europa dalla Russia. Una infrastruttura imponente che in un momento di grande fame di metano e di prezzi alle stelle potrebbe essere una svolta per l'Europa. Avversata però dagli Stati Uniti, che temono una eccessiva dipendenza del Vecchio Continente da Mosca. E diventata anche uno dei punti di contesa nello scontro fra il Cremlino e l'Occidente sull'Ucraina.

Ucraina, il tubo di 1.200 km

 

Il Nord Stream 2, progettato dal colosso statale russo Gazprom, è un gasdotto che collega la Russia all'Europa attraverso il Mar Baltico, una rotta che consente di evitare il passaggio attraverso i Paesi anti-russi dell'Est.

La linea parte vicino a San Pietroburgo e arriva nell'area della città tedesca di Greifswald. I tubi, la cui posa è stata completata lo scorso settembre, corrono sostanzialmente paralleli a quelli già operativi del Nord Stream.

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LA PORTATA
Una volta in funzione il gasdotto avrà la capacità di far arrivare in Europa dalla Russia altri 55 miliardi di metri cubi di gas l'anno - pari al consumo di oltre 25 milioni di famiglie - raddoppiando fino a 110 miliardi la portata della linea già esistente inaugurata una decina di anni fa. Una fornitura imponente, capace di cambiare gli equilibri del mercato, tenendo conto per esempio che il consumo complessivo di gas dell'Italia in un anno si aggira sui 70 miliardi di metri cubi. Il principale giacimento di gas che alimenta il Nord Stream 2 si trova nella Siberia occidentale e si estende su un'area di circa mille chilometri quadrati.


È un'arma geopolitica rilevante insomma il Nord Stream 2 e così l'hanno sempre considerato e temuto gli americani. Il passaggio sotto al Baltico permette infatti alla Russia di evitare una serie di Paesi dell'Europa dell'Est che si mostrano ostili a Mosca e di portare il suo gas nel cuore del Vecchio Continente, saltando l'Ucraina e le tariffe di transito.

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Per far scorrere il metano nelle condotte manca però ancora l'ok delle autorità di controllo tedesche. Un via libera contestato e atteso da tempo che ieri il cancelliere Olaf Scholz ha annunciato di aver congelato a tempo indeterminato in risposta al riconoscimento da parte della Russia del Donbass. Una decisione subito applaudita da Washington e dalla Nato. L'Alleanza «si compiace della decisione presa dal governo tedesco di non certificare Nord Stream 2», ha detto il segretario generale dell'organizzazione, Jens Stoltenberg, a conferma di come la partita aperta sul Nord Stream non riguardi solo le forniture energetiche. «Questa crisi - ha aggiunto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen - mostra che l'Europa è ancora troppo dipendente dal gas russo. Dobbiamo diversificare le nostre forniture, rivolgerci a fornitori credibili e investire in maniera massiva in fonti rinnovabili».

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