Ucraina, gli errori delle spie di Putin che dovevano preparare l'invasione. Kiev: «Così li abbiamo depistati»

«Andate via da Kiev, ma lasciate le chiavi negli appartamenti e quando tornerete sarà tutto diverso», dicevano gli infiltrati russi

Gli errori delle spie russe che dovevano preparare l'invasione. Kiev: «Così li abbiamo depistati»
di Marco Ventura
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Sabato 20 Agosto 2022, 07:33 - Ultimo aggiornamento: 15:13

C'è da sbizzarrirsi a immaginare cosa dev'essere successo a Kiev pochi giorni prima dell'invasione, quando nessuno credeva che Putin avrebbe attaccato ma gli agenti dell'Fsb, ex Kgb, da Mosca davano già istruzioni in codice ai loro informatori fin dentro i servizi ucraini anche quelli, eredi del Kgb. La ricostruzione è stata fatta dal Washington Post in un lungo reportage basato su indiscrezioni d'intelligence occidentali e ucraine, e su sfilze di intercettazioni che hanno portato ad arresti (800 collaborazionisti) e interrogatori. «Buon viaggio!», augurava un ufficiale dei servizi a Mosca a un collega che partiva per Kiev con le forze d'occupazione. Ma le decine di agenti spediti a ridisegnare il regime-fantoccio legato all'ex presidente Yanukovich e all'oligarca Medvedchuk, si sono ritrovati impantanati alle porte della capitale come le colonne ferme dei carri armati.

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Gli agenti russi 

«Andate via da Kiev, ma lasciate le chiavi negli appartamenti e quando tornerete sarà tutto diverso», dicevano agli infiltrati a Kiev.

A Mosca si facevano preparativi di traslochi con istruzioni per approntare casseforti e sistemazioni comode, interi uffici si sarebbero trasferiti. Dietro c'era un lavoro di mesi e anni. Dal 2019, l'unità dell'Fsb dedicata a disseminare talpe fra i quadri ucraini era cresciuta da 30 a 160 elementi. E forse questo aveva indotto la falsa previsione di un'accoglienza favorevole verso i russi. Ma niente è andato come doveva andare. Addirittura, all'inizio della guerra un'associazione non governativa ucraina è riuscita a pubblicare grazie a un suo affiliato, Myrotvorets, nome in codice che significa Peacemaker, un elenco di agenti russi con nomi, indirizzi e telefoni. Individuati pure gli appartamenti-base.

 

L'opera più complessa è consistita nello scoprire le talpe. Difficile perché, scrive il WP, nei servizi ucraini lavoravano in 27mila, l'insidia poteva essere ovunque, e c'è stato bisogno di assoldare agenti della Cia sotto copertura per andare a stanarli. Inoltre, si fronteggiavano reti filo-russe e filo-Zelensky ramificate nell'alta amministrazione e nel mondo politico e industriale. E alla fine, invece di venire smantellata la rete dell'attuale governo, è stata sbaragliata quella di Medvedchuk, l'anti-Zelensky rimasto in Ucraina (a differenza di Yanukovich rintanato a Minsk in attesa). In tanti sono dovuti scappare, altri sono stati arrestati. Come Medvedchuk, boccone destinato a uno scambio di prigionieri eccellenti. Il paradosso, osserva il Washington Post, è che a conservare le poltrone sono stati i vertici dei servizi russi, mentre a Kiev Zelensky ha dimesso l'amico d'infanzia capo degli 007 dell'SBU, Ivan Bakanov.
 

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