Ucraina, gli accordi di Minsk per risolvere la crisi? Ecco cosa prevedono e perché non sono stati (ancora) usati

L'applicazione dei protocolli di Minsk, o almeno l'apertura del dialogo sui punti rimasti inapplicati, potrebbe essere un punto di partenza per trovare una strada diplomatica per la descalation della crisi tra Russia e Ucraina

Ucraina, gli accordi di Minsk per risolvere la crisi? Ecco cosa prevedono e perché non sono stati (ancora) usati
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Martedì 15 Febbraio 2022, 12:29 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 05:33

La tensione al confine dell'Ucraina resta alta. La Russia nega di essere sul punto di invadere e ha annunciato di aver ritirato alcune truppe accusando gli Stati Uniti di «isterismo». D'altra parte la Cnn riferisce che l'ammassamento di truppe e dispositivi militari russi al confine con l'Ucraina sta proseguendo. Nel frattempo l'Europa cerca di portare avanti il lavoro diplomatico con l'incontro di oggi a Mosca tra Putin e il cancelliere tedesco Scholz. Come possibile soluzione alla crisi si è tornato a parlare dell'applicazione degli accordi di Minsk. Ma di cosa si tratta e cosa prevedono?

 

Cosa sono gli accordi di Minsk 

Con "accordi di Minsk" si fa rimento a due accordi internazionali, il protocollo di Minsk I, firmato il 5 settembre 2014 dall'Ucraina, la Russia e le repubbliche separatiste di Donek e Lugansk con la mediazione dell'Osce  - organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea -  e il successivo Protocollo di Minsk II, stipulato l'11 febbraio 2015 da Francia, Germania, Ucraina, Russia e separatisti.

Entrambi i patti furono silgati nella capitale biellorussa con l'obiettivo di risolvere la crisi scoppiata nell'aprile del 2014 Donbass (regione dell'Ucraina orientale) dove i separatisti filo-russi dichiararono la secessione di due repubbliche indipendenti dall'Ucraina (Repubblica Popolare di Doneck e la Repubblica Popolare di Lugansk). Ne seguì un conflitto ancora in corso noto come "guerra del Donbass", che ha causato oltre 14mila vittime e un milione e mezzo di sfollati.

La Russia ha sempre negato il proprio coinvolgimento, definendosi un osservatore, nonostante le prove del suo sostegno ai ribelli. 

 

 

 

Il fallimento degli accordi di Minsk I nel 2014

Il primo accordo di Minsk fu siglato il 5 settembre 2014, per porre fine alle violenze iniziate ad aprile che vedevano contrapporsi il governo ucraino e i separatisti - con l'appoggio, non dichiarato della Russia -. L'accordo fu firmato dal Gruppo di contatto Trilaterale sull'Ucraina (formato da Ucraina, Russia e l'Ocse) e dai rappresentanti delle repubbliche secessioniste e pervedeva 12 punti, tra cui un cessate il fuoco immediato, il ritiro delle armi dal fronte che sarebbe stato monitorato dall'Osce, lo scambio dei prigionieri e l'impegno, da parte dell'Ucraina, di garantire maggiori poteri alle regioni di Doneck e Lugansk. Tuttavia, nonostante un'iniziale diminuzione delle ostilità, l'accordo non è stato rispettato e il cessate il fuoco è stato più volte violato. 

Cosa prevede il nuovo protocollo di Minsk del 2015

Dopo un altro anno di conflitto e l'evidente fallimento dell'accordo, l'11 febbraio 2015 i capi di Stato di Ucraina, Russia, Francia e Germania hanno firmato il Protocollo di Minsk II, che reitera i punti cardine del precedente, tra cui il cessate il fuoco, la liberazione e lo scambio dei prigionieri. Sono previste alcune “misure di fiducia” cioè il ritiro di tutti gli armamenti pesanti allo scopo di creare una zona di sicurezza tra entrambe le parti, di 50 km per artiglierie, di 70 km per sistema lanciarazzi multipli e di 140 km per versioni di questi ultimi a lunga gittata oltre che per sistemi missilistici tattici. All'Osce rimaneva il compito di osservazione e verifica sul cessate il fuoco e sul ritiro degli armamenti pesanti. Il protocollo di Minsk II prevede inoltre la promessa di una riforma costituzionale in Ucraina per definire le autonomie del Donbass. Nonostante la firma, la situazione è tutt'altro che risolta. Tra i punti critici, rimane la disputa sullo "stato" della regione del Donbass che non è mai stato definito: Kiev rifiuta il dialogo con i ribelli e vorrebbe una regione con le stesse autonomie delle altre dello stato federale ucraino, i ribelli - e Mosca - chiedono invece uno "statuto speciale" con una propria forza di polizia e maggiore autonomia. 

Perchè gli accordi di Minsk possono aiutare la risoluzione del conflitto

Oggi l'applicazione dei protocolli di Minsk, o almeno l'apertura del dialogo sui punti rimasti inapplicati, potrebbe essere un punto di partenza per trovare una strada diplomatica per la descalation della crisi tra Russia e Ucraina. Rimane una soluzione complessa, perchè i due paesi hanno interpretazioni diametralmente opposte degli accordi e di come vanno applicati. A richiamare ai protocolli del 2015 come possibile soluzione alla crisi tra Russia e Ucraina delle ultime settimane è stato anche il presidente del consiglio Mario Draghi, con una dichiarazione riportata dalle agenzie il 22 dicembre scorso: «Le relazioni tra Ucraina e Russia sono disciplinate dagli Accordi di Minsk che non sono stati osservati da nessuna delle due parti. Quindi un’osservanza di questi accordi potrebbe essere il primo passo». 

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