E così, nei giorni scorsi, Doug ha portato i poliziotti nei boschi della Contea di Kalamazoo, in Michigan, dove nell'aprile 2010 aveva ucciso la 32enne Venus Stewart, l'ex moglie che lo aveva lasciato accusandolo di violenze domestiche e di molestie nei confronti della loro figlia. Lei era tornata a vivere con i genitori, mentre lui era rimasto in Virginia, covando un rancore sordo che lo aveva spinto a pianificare l'omicidio a sangue freddo. Un giorno Venus sparì improvvisamente: tutte le sue cose erano in casa, ma di lei neanche l'ombra. La polizia, dopo averla cercata inutilmente per mari e per monti, arrivò alla convinzione che fosse stata uccisa. Doug aveva cercato di crearsi un alibi coinvolgendo Ricky Spencer, un uomo che aveva conosciuto giocando online, neanche a dirlo, alla Xbox: Ricky aveva il compito di farsi vedere in giro in Virginia fingendo di essere Doug mentre lui andava in Michigan a uccidere l'ex moglie, ma lo stratagemma non funzionò. Doug, infatti, fu incriminato e Ricky confessò tutto in tribunale, pur non essendo coinvolto nell'omicidio: nel 2011 per il killer arrivò la condanna all'ergastolo, anche se il cadavere di Venus non era stato trovato.
Quando nei giorni scorsi Doug è arrivato sul luogo del delitto insieme alla polizia non ha avuto esitazioni nell'indicare il punto esatto dove aveva seppellito Venus: i tronchi d'albero che aveva lasciato come punto di riferimento erano ancora lì. Ora i resti della donna sono all'esame dei periti, ma gli inquirenti sembrano non avere dubbi: sono proprio quelli di Venus. Doug, che come un bambino mai cresciuto ha confuso i videogiochi con la vita vera e ha avuto la sua console, in base al suo accordo con le autorità sarà anche ammesso a partecipare ad alcuni programmi speciali per i detenuti. Qualche parola di pentimento, comunque, è riuscito a tirarla fuori. «Vorrei che la famiglia di Venus sapesse che provo un grande peso per quello che ho fatto - ha detto - E' un dolore orribile sapere di aver fatto del male a così tanta gente».
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