Trump tagliato in diretta, lo schiaffo (facile) delle tv al presidente Usa in difficoltà

Trump tagliato in diretta lo schiaffo (facile) delle tv al presidente in difficoltà
di Flavio Pompetti
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Sabato 7 Novembre 2020, 07:46 - Ultimo aggiornamento: 19:56

NEW YORK «Dobbiamo fermarci qui, perché il presidente ha appena pronunciato una serie di falsità, a cominciare dal fatto che ci sono frodi diffuse ai seggi». La censura di Lester Holt, anchorman della Nbc al discorso che Donald Trump stava ancora pronunciando dalla sala stampa della Casa Bianca, è stato il segnale che tanti altri colleghi aspettavano per staccare la spina del collegamento in diretta. A quel punto la Cnn stava già sovrapponendo le immagini di Trump con la scritta: «Trump sta dicendo che è stato truffato, ma non c'è una sola prova a confermarlo». Il collegamento televisivo dalla Casa Bianca è caduto su Abc, Cbs e Msnbc.

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Passaggio cruciale


È stato un passaggio cruciale nel rapporto tra i grandi network nazionali e il presidente: la cortina del silenzio ha coperto l'ultima parte di un discorso sconnesso e disarticolato.

Un lamento pubblico più che una denuncia, ma come tanti altri che l'hanno preceduto con mezze supposizioni scambiate per fatti. Il silenziamento dei microfoni è stato un «Basta!» collettivo pronunciato dai media dopo anni di sopportazione. Ma detto proprio nel momento in cui Trump è maggiormente in difficoltà.


La rivolta in realtà era nell'aria dallo scorso marzo, quando Cnn e Msnbc avevano cominciato a tagliare a metà l'interminabile conferenza stampa pomeridiana di aggiornamento sull'epidemia da Covid 19, che Trump usava per la gran parte del tempo come palcoscenico elettorale. Dopo qualche puntata gli anchor delle due reti avevano preso l'abitudine di chiudere il collegamento nel giro di minuti, e dichiarare che quella in corso non era una conferenza informativa, ma un comizio.

Ad ottobre è poi arrivata la scure dei social, che si è abbattuta sulla storia contorta del laptop di Hunter Biden abbandonato presso un'officina di riparazione, e dalla cui memoria digitale, stando alle accuse dell'avvocato Rudy Giuliani, uscivano prove egregie degli affari corrotti che il figlio, e lo stesso Joe Biden, avrebbero condotto in Ucraina, in Russia e in Cina. Twitter ha apposto delle note di denuncia sui testi lanciati da Trump e dei suoi collaboratori, quando riteneva che non erano supportati da prove.

Poi ha sospeso i profili di chi continuava a farle circolare, in base al divieto di accesso per le notizie che sono carpite con atti di pirateria telematica. I repubblicani al congresso hanno cercato di mettere alla sbarra gli amministratori di Google, Facebook e Twitter, ma la rivolta era ormai in pieno svolgimento, e abbracciava settori sempre più vasti dei media nazionali. La novità degli ultimi giorni è che la fronda si è estesa anche alla Fox, tradizionale alleata di Trump. Un cambio di rotta difficile da interpretare visto i trascorsi del passato, ha portato i giornalisti dei notiziari serali Bret Baier e Martha McCallum e il corrispondente dalla Casa Bianca John Roberts, a criticare con grande puntualità le affermazioni del presidente.

La Fox è stata la prima e l'unica televisione finora ad assegnare a Biden la vittoria nello stato dell'Arizona, con il risultato di tirarsi addosso critiche pesanti dall'amministrazione Trump.
Il tono dei commenti cambia poi negli editoriali del prime time della rete di Murdoch, nei quali le fedelissime falangi del presidente, Sean Hannitye Laura Ingraham, continuano a difendere tutto quello che dice, fino ad attaccare gli stessi colleghi che nelle ore precedenti li hanno contraddetti.

I protagonisti 


Questa battaglia intestina all'interno di Fox News è ancora più anomala se paragonata al silenzio con il quale i grandi protagonisti del partito repubblicano stanno rispondendo all'incertezza che si è venuta a creare con lo spoglio del voto presidenziale. Due sole voci: quella dei senatori Lindsay Graham e di Ted Cruz, si sono finora levate a difesa di Trump e in supporto dell'idea che si stiano consumando brogli nella lettura delle schede. Una sola è la condanna fuori dai denti, e viene dal solito Mitt Romney, già critico a più riprese del presidente. Il leader del senato Mitch McConnell, appena rieletto a dispetto dei sondaggi che lo vedevano in difficoltà, tace.

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