Trump e il caso della spia: «Pressioni sull'Ucraina per screditare Joe Biden»

Trump e il caso della spia: «Pressioni sull'Ucraina per screditare Joe Biden»
di ​Anna Guaita
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Sabato 21 Settembre 2019, 12:52 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 18:05

NEW YORK Nell'estate del 2016, Donald Trump chiese a gran voce l'aiuto della Russia contro Hillary Clinton. Durante un comizio, il candidato presidenziale invitò Mosca a cercare la posta elettronica della rivale e a renderla pubblica. Cosa che pochi giorni dopo successe. Oggi, sta sorgendo il sospetto che Trump stia ricorrendo a una simile manovra ai danni del rivale democratico Joe Biden, ma questa volta chiedendo aiuto all'Ucraina. Trump nega categoricamente, sostiene che si tratta di fake news, insiste che invece di indagare su di lui si dovrebbe indagare su Biden, e insinua che l'ex vicepresidente ha degli scheletri nell'armadio in relazione al lavoro del figlio Hunter in Ucraina presso una grande società energetica.

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LA CASA BIANCA
L'insistenza con cui Trump si è fissato contro l'ex vicepresidente tradisce quel che anche voci interne della Casa Bianca ammettono e cioè che Biden è il candidato che lo spaventa di più per le elezioni dell'anno prossimo. E per questo, lo scorso luglio si sarebbe spinto a telefonare al neo-eletto presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, minacciandolo di non consegnargli i 250 milioni di aiuti promessigli e votati dal Congresso, se questi non avesse aperto un'inchiesta sul comportamento di Biden padre e figlio. La telefonata a Zelensky sarebbe quella che ha tanto scosso un agente dell'intelligence, da spingerlo a scrivere un rapporto confidenziale e a informarne l'Ispettore Generale della National Intelligence. Quel rapporto è diventato oggetto di un braccio di ferro fra Trump e il Congresso, che ha aperto una indagine.

Se davvero il presidente ha minacciato il leader di un Paese straniero, chiedendogli un favore che andava a vantaggio solo del proprio interesse elettorale, si tratterebbe infatti di un atto criminale. Per non parlare della gravità del gesto politico, considerato che i soldi garantiti a Kiev con un finanziamento firmato a maggioranza bipartisan dal Congresso, dovevano andare a rafforzare le difese dall'Ucraina contro la Russia. Trattenendone la consegna, Trump faceva anche un favore all'amico Putin. Ora Biden chiede che vanga resa nota la trascrizione della telefonata di Trump al presidente ucraino. Durante un incontro con il premier australiano Scott Morrison, ieri mattina, Trump ha accusato l'agente che ha fatto la denuncia di agire un modo partigiano, cioé a favore dei democratici. Ha anche insistito che non c'è nulla di male se chiede di indagare su Biden, cosa che anche il suo avvocato Rudy Giuliani ha ripetuto in tv in una bizzarra intervista piena di contraddizioni.
 


Va chiarito che sulla storia di possibili conflitti di interesse fra l'allora vicepresidente Biden, delegato nel 2014 a trattare con l'Ucraina, e l'impiego del figlio nel board della Burisma Holding, sono state già compiute numerose indagini giornalistiche senza che sia stato trovato nulla di inappropriato. Nel 2014 Biden, in accordo con l'Amministrazione Obama e con gli Alleati europei, chiese il licenziamento dell'allora ministro della giustizia ucraino Viktor Shokin, giudicato troppo indulgente contro la dilagante corruzione. Fra le inchieste che Shokin aveva aperto tuttavia, ce n'era una proprio sull'azienda nel cui board sedeva Hunter Biden.

L'INCHIESTA
Oggi Trump e i suoi insinuano che Biden chiese il licenziamento di Shokin perché così non avrebbe concluso l'inchiesta sull'azienda presso la quale lavorava suo figlio. Vari testimoni tuttavia sostengono che l'inchiesta sulla Burisma era già stata chiusa, e che non ci sono segnali di attività illegali da parte di Biden in Ucraina come testimonia il capo dell'ufficio inchieste statali, Roman Truba. Il caso del whistleblower, la talpa che ha denunciato l'apparente reato di Trump, sembra comunque destinato a gettare qualche ombra anche su Biden, se non per reali crimini almeno per l'apparenza di un conflitto di interesse del quale il figlio avrebbe dovuto essere consapevole.

Anna Guaita
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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