L'addio di Donald Trump è affidato ad un video registrato lunedì sera nella Blue Room della Casa Bianca, alla vigilia del cambio della guardia con Joe Biden. Un addio amaro, pieno di frustrazione, di rabbia, di rancore. Parole di un leader al capolinea che continua a non accettare la sconfitta, ma che ha finito il mandato in maniera drammatica, travolto dai suoi stessi eccessi. Per questo lasciato solo, circondato unicamente dai familiari e da una ormai ridottissima pattuglia di fedelissimi ed irriducibili. «La nostra lotta continua», promette Trump, sempre più perso nei meandri di quelle teorie cospirazioniste secondo cui le elezioni sono state truccate e rubate da un fantomatico "deep state". Ad una ad una elenca le promesse mantenute, dal muro col Messico al taglio delle tasse, dalla promozione della pace in Medio Oriente al pugno duro con Cina e Iran. Ma oramai a scaricarlo sono anche i suoi alleati di sempre e i vertici del partito che nel 2016 lo ha fatto eleggere. E Donald invita l'America a pregare per il successo dell'amministrazione Biden.
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L'ultimo schiaffo da parte del leader dei senatori repubblicani Mitch McConnell: «È lui che ha provocato la folla che ha assaltato il Congresso, riempendola di bugie».
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Non ha rinunciato però a seminare le ultime mine sulla strada della nuova amministrazione. Così nelle ultimissime ore è arrivata da parte del segretario di Stato uscente, Mike Pompeo, l'accusa di «genocidio» alla Cina per la persecuzione degli uiguri, destinata ad appesantire ulteriormente i rapporti tra Washington e Pechino e a rendere più difficile la tessitura di un nuovo dialogo da parte dell'amministrazione entrante. Poi la revoca a partire dal 26 gennaio del bando dei viaggi dall'Europa e dal Brasile, deciso a suo tempo nel tentativo di frenare i contagi: un passo questo per tentare di sabotare il tentativo di Biden di imprimere una svolta alla lotta al virus. E poi l'attesa raffica di controversi provvedimenti di grazia e di commutazione della pena, soprattutto per salvare gli ultimi amici e alleati ancora nelle grinfie della giustizia, come il suo ex stratega Steve Bannon o il suo amico e avvocato personale Rudolph Giuliani.
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