Texas, spara sulla folla all'auto in corsa: 7 morti e 20 feriti, ucciso

Texas, sparatoria sulla folla: 7 morti e 20 feriti, ucciso il killer
3 Minuti di Lettura
Domenica 1 Settembre 2019, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 21:19

Una nuova strage di massa in Texas, la seconda in un mese. Un uomo fermato per un normale controllo stradale apre il fuoco e scappa continuando, con il suo fucile AR-15, a sparare contro la folla dalla sua auto in movimento. Per cercare di sfuggire alla polizia l'uomo, Seth Ator, 36 anni, sequestra un furgoncino del Us Postal Service, le poste americane, e continua la sua fuga. Alla fine viene fermato e ucciso nel parcheggio del cinema Cinergy a Odessa. Il bilancio del gesto folle è di sette morti e 20 feriti, fra i quali una bimba di 17 mesi colpita in pieno volto.


La polizia e l'Fbi indagano passando al setaccio l'ampia area coperta dal killer fra le due cittadine di Midland e Odessa. In tutto le scene del crimine all'esame sono 15. I motivi che hanno spinto il killer ad agire non sono noti ma, afferma l'Fbi, «non c'è nessun legame con il terrorismo domestico o internazionale». Michael Gerke, il capo della polizia di Odessa, rifiuta di dire pubblicamente, nel corso della conferenza stampa, il nome del killer per «non dargli notorietà».

L'incidente riaccende con forza il dibattito sulle armi negli Stati Uniti, dove solo nel mese di agosto sono morte 51 persone per sparatorie di massa. I candidati democratici compatti dicono basta allàepidemia delle armi e chiedono un'azione immediata. Ringraziando le forze dell'ordine, Donald Trump ribadisce l'impegno dell'amministrazione a fermare le stragi di massa ma, allo stesso tempo, mette in evidenza la necessità di proteggere il Secondo Emendamento. «Non è cambiato nulla» rispetto alle recenti stragi: «continuiamo a valutare misure per le armi e a confrontarci con parlamentari e senatori» dice il presidente americano, definendo il killer del Texas, un uomo bianco sui 30 anni, una «persona molto malata».

Trump continua a legare le sparatorie ai problemi mentali di chi apre il fuoco, e minimizza l'utilità dei controlli sui precedenti penali. Anche se in vigore - dice - non avrebbe evitato alcuna strage. Sui social intanto la polemica impazza, con critiche sia ai democratici sia ai repubblicani. A questi viene rimproverato di limitarsi a porgere solo condoglianze, ai democratici di chiedere un'azione ma di essere incapaci di agire. La nuova strage in Texas, che arriva a sole quattro settimane dalla sparatoria di El Paso, coincide con l'entrata in vigore nello stato di nuove norme sulle armi. Leggi che allentano i controlli e i paletti: le pistole ora sono benvenute anche nelle chiese e nelle sinagoghe a meno di un divieto esplicito. Lo stesso vale per le scuole e le proprietà in affitto.

«Sono stato a troppi eventi come questo» dice il governatore del Texas, Greg Abbott, riferendosi alle recenti sparatorie che si sono verificate nello stato. «Lo status quo in Texas non è più tollerabile, dobbiamo agire» aggiunge, invitando ad approvare misure che tolgano le armi dalle mani dei criminali rispettando allo stesso tempo il Secondo Emendamento. Si tratta della stessa linea del presidente Trump che ribadendo l'impegno dell'amministrazione a fermare le sparatorie di massa difende il diritto alle armi, popolare in Texas, stato repubblicano per tradizione. Trump rimanda quindi la palla al Congresso: «ha molto a cui pensare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA