Terremoto Turchia, la previsione del sismologo olandese tre giorni prima: «Ci sarà un sisma di magnitudo 7.5»

Il tweet è di Frank Hoogerbeets, sismologo olandese che lavora presso il Solar System Geometry Survey (SSGS) nei Paesi Bassi

Terremoto Turchia e Siria, la profezia del sismologo tre giorni prima: «Prima o poi lì ci sarà un sisma di magnitudo 7.5»
di Marco Prestisimone
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Giovedì 9 Febbraio 2023, 12:37 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 08:11

Una previsione datata 3 febbraio, quindi poche ore prima del terribile terribile terremoto che ha devastato Turchia e Siria. Il tweet è di Frank Hoogerbeets, sismologo olandese che lavora presso il Solar System Geometry Survey (SSGS) nei Paesi Bassi. E fa rabbrividire: «Prima o poi ci sarà un terremoto di magnitudo 7.5 in questa regione: Turchia centro-meridionale, Giordania, Siria, Libano». Nel post, che ovviamente sui social è diventato virale in poche ore, anche una mappa della zona specifica nella quale sarebbe avvenuto il sisma di magnitudo 7.8 qualche ora dopo.

«Come ho affermato in precedenza, prima o poi questo sarebbe accaduto, simile all'anno 115 e 526. Questi terremoti sono sempre preceduti da una geometria planetaria critica, come abbiamo avuto il 4-5 febbraio». Poi il sismologo ha spiegato ancora: «I grandi terremoti nella Turchia centrale hanno causato un cambiamento significativo nella distribuzione dello stress in tutta la regione, con attività sismica fino alla Palestina».

Previsioni dei terremoti: a che punto siamo

«Sono molti gli sforzi che si stanno compiendo in molte discipline delle geoscienze nel cercare i precursori diagnostici che possano fornire informazioni sulla posizione, tempo e grandezza di un imminente evento sismico - spiega al Messaggero Francesca Gori, geologa e ricercatrice della Sapienza -. Anche perché questi processi che avvengono nella crosta terreste, anche se a profondità di decine di chilometri, rilasciano quantità di energia enormi.

E devono essere per forza preceduti da segnali precursori identificabili in superficie. I principali progressi - continua - sono stati raggiunti osservando variazioni nelle sequenze di foreshocks, variazioni dei campi elettromagnetici e nella circolazione e nella chimica delle acque sotterranee».

L'area del terremoto

Lo sciame dei terremoti fra Turchia e Siria si è esteso verso Sud di almeno 50 chilometri, continuando a scivolare lungo la faglia Est Anatolica al confine fra Turchia e Siria. Le scosse si stanno propagando anche lungo la seconda faglia che si è attivata il 6 febbraio e si stanno estendendo a Nord-Est della città di Malatya. Sono queste le due faglie attualmente attive e che nell'arco delle ultime 12 ore hanno generato circa 400 repliche. Ad avere un quadro preciso dei danni aiuteranno le immagini dei satelliti, già acquisite. Resta da sempre una sorvegliata speciale la faglia Nord Anatolica, che arriva a lambire la città di Istanbul. Distante centinaia di chilometri dalle due faglie ora attive, quella Nord Anatolica dal 1939 ha generato sette grandi terremoti.

«È impossibile prevedere quando potrà arrivare il prossimo», dice il sismologo Alessandro Amato, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Nell'arco degli ultimi 84 anni, lungo questa faglia sono avvenuti terremoti importanti. «Si è attivata un segmento alla volta, con terremoti che si sono susseguiti a intervalli, spostandosi progressivamente verso Ovest», osserva il geologo Andrea Billi, dell'Istituto di Geologia ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Igag-Cnr). È impossibile, quindi, che questa faglia non sia una sorvegliata speciale, anche perché se dovesse attivarsi ulteriormente verso Ovest sarebbe coinvolta una grande città come Istanbul. Ma è anche impossibile fare ogni tipo di previsione.

 

Quanto potrebbe durare lo sciame sismico

Ci sono invece elementi per poter dire che lo sciame sismico che si è attivato fra Turchia e Siria «potrebbe durare per settimane o mesi, perfino per anni, osserva Billi. «Speriamo - ha aggiunto - che i due grandi terremoti di magnitudo 7,8 e 7,5 del 6 febbraio abbiano rilasciato quasi tutta l'energia accumulata e che adesso questa vada a scemare», ma impossibile prevedere in quanto tempo. Per avere un quadro completo degli effetti causati dal terremoto bisogna adesso aspettare le immagini dei satelliti, le prime sono arrivate dalle Sentinelle, i satelliti del programma europeo Copernicus, di Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Commissione Europea. Sono immagini di tipo ottico, riguardano complessivamente 20 aree e sono state processate e analizzate dalla società e-Geos, la società costituta per il 20% dall'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e per l'80% dalla Telespazio. Sono state acquisite anche le immagini radar dei cinque satelliti radar italiani Cosmo SkyMed, come ha reso noto l'Asi, che sta lavorando a contatto con gli esperti dell'Ingv, che le stanno elaborando. La prima è stata acquisita nella notte del 7 febbraio alle ore 04:13 dal satellite CSG1 sulla città di Adana, a circa 200 chilometri dall'epicentro e altre immagini, rende noto l'Asi, «verranno acquisite nei prossimi giorni». Come le immagini delle Sentinelle, anche quelle dei satelliti Cosmo SkyMed vengono fornite nell'ambito del Emergency Management Service del programma europeo Copernicus.

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