Terremoto Turchia, cosa sappiamo: «Mille volte più forte di Amatrice ma scollegato dall'Italia»

Salvatore Stramondo, direttore dell'Osservatorio nazionale: «Da noi mai accaduto nulla di simile»

Terremoto Turchia, cosa sappiamo: «Mille volte più forte di Amatrice ma scollegato dall'Italia»
di Valentina Arcovio
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Martedì 7 Febbraio 2023, 06:52

«Abbiamo registrato un terremoto di magnitudo 7.9, un sisma fortemente energetico che ha prodotto una quantità di energia circa mille volte superiore a quella prodotta dal terremoto di Amatrice». A spiegare l'eccezionalità del sisma che è avvenuto due notti fa in Turchia è Salvatore Stramondo, direttore dell'Osservatorio Nazionale Terremoti dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).

Cosa ha provocato un terremoto così forte?
«In effetti è stato un sisma notevole che si è verificato in un'area piuttosto ampia. Siamo in una regione in cui è presente una giunzione tripla tra placche tettoniche: in particolare abbiamo lo scontro tra la placca arabica che si muove verso Nord-Ovest, la placca africana che spinge verso Nord e la placca anatolica che si muove conseguentemente verso Ovest. È quindi una regione in cui le forze in campo sono enormi. La faglia anatolica Est dove è avvenuto il sisma è lunga centinaia e centinaia di chilometri: la distribuzione degli aftershock (le scosse di assestamento, ndr) che abbiamo registrato tracciano un settore lungo almeno 200 chilometri, il che vuole dire che parliamo di ordini di grandezza chiaramente superiori ai principali sismi in Italia. Sebbene anche nel nostro paese abbiamo avuto terremoti molto importanti in passato».

Cosa significa che in Turchia la Terra si è spostata di 3 metri lungo una faglia di 150 chilometri?
«Non dobbiamo pensare a 150 chilometri di superficie che si sono mossi di 3 metri, come se la Turchia si fosse spostata così in pochi secondi. Con uno strappo forte come quello avvenuto dalla rottura che ha causato il sisma, quasi certamente ci sarà stato uno spostamento di un lembo rispetto a un altro anche in superficie. Ma lo sapremo con precisione nei prossimi giorni. Al momento stiamo ancora acquisendo le immagini radar da satellite che consentono di misurare il campo di spostamento prodotto da un terremoto con precisione centimetrica. È plausibile che avremo un'immagine che ci dica qual è stata l'entità dello spostamento. Ora però possiamo solo immaginare che in alcune zone ci sia stato uno spostamento di pochi centimetri, in altre di diversi metri e in altre ancora nessuno».

Ci sono precedenti di questo tipo anche in Italia?
«Sì.

In Italia questo tipo di spostamento lo abbiamo registrato nel 1997 con il terremoto di Assisi. In quell'occasione riuscimmo a misurare spostamenti del suolo fino a 20 centimetri».

Dopo il terremoto in Turchia abbiamo rischiato anche uno tsunami?
«Sì, per un po' lo abbiamo temuto. In effetti, abbiamo avuto un evento a grande dispendio energetico a terra. Un terremoto con una magnitudo di 7.9 può infatti provocare una perturbazione anche sul livello marino. Non dimentichiamo infatti che il Mediterraneo è molto piccolo se confrontato con i grandi Oceano Pacifico e Atlantico. L'area del Mediterraneo inoltre è chiusa, circondata da terra per tutto il suo perimetro. Quello che può accadere è che si generi un'onda tsunami. L'Ingv, che ospita il Centro Allerta Tsunami dell'area euromediterranea, si è attivato subito dopo la scossa e ha diramato un'allerta tramite la Protezione Civile Nazionale, il nostro principale interlocutore».

 

E poi cosa è successo?
«Dopo l'allerta che deve essere immediata abbiamo fatto tutte le verifiche del caso. In particolare, abbiamo atteso che i mareografi registrassero un'eventuale oscillazione del mare, cosa che poi non è avvenuta. Di conseguenza, l'allerta è rientrata alle 7.02 di ieri mattina. Abbiamo infatti visto che non vi erano oscillazioni significative del livello del mare. Alla fine abbiamo avuto un'allerta di circa 3 ore e mezza, che poi per fortuna è definitivamente rientrata».

In passato, in Turchia ci sono stati altri terremoti simili nella stessa area?
«È noto che la regione in cui si è verificato il terremoto è sismicamente attiva. Dal 1970 tre terremoti di magnitudo 6 o superiore si sono verificati entro 250 chilometro da questo terremoto. Il più grande fra questi sismi, di magnitudo 6.7, si è verificato il 24 gennaio 2020 a Nord-Est di quest'ultimo, sempre in prossimità della faglia dell'Anatolia orientale. Diciamo che in quest'area i terremoti con magnitudo così elevate non sono affatto inattesi».

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