Terremoto in Turchia, il racconto di un giovane abruzzese a Gaziantep: «Abbiamo visto l’inferno. Un boato, poi il terrore»

Davide Tini si trovava sul posto per lavoro con due altri italiani. L’azzurra del volley Bosetti ad Adana: dormiremo in auto

Terremoto in Turchia, il racconto di un giovane abruzzese a Gaziantep: «Abbiamo visto l’inferno. Un boato, poi il terrore»
di Tito di Persio e Mauro Evangelisti
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Lunedì 6 Febbraio 2023, 22:30 - Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 11:44

«Stavamo dormendo nella stanza dell’hotel, erano da poco passate le 4 di notte, quando tutto ha cominciato a tremare. Siamo corsi fuori e c’era l’inferno. E purtroppo qua ormai le scosse non finiscono mai, sono continue». Davide Tini ha 24 anni, lavora per un’azienda che produce macchinari e, insieme a due colleghi italiani, da poco meno di un mese è in missione a Gaziantep, la città epicentro della prima scossa, magnitudo 7,8, quella che ha causato migliaia di morti con un’intensità mille volte più elevata di quella del sisma di Amatrice.
Nella stessa area del centro e dell’est della Turchia ci sono molti altri italiani: si sono trasferiti lì per ragioni di lavoro, o hanno aperto lì un’attività. Lucia Bosetti, azzurra del volley, vicecampionessa del mondo, è bloccata in una delle città più colpite dal sisma, Adana, dove si trova perché gioca nella squadra del Cukunova. Su Instagram ha scritto: «Sto bene, ora siamo al sicuro». Spiega al Messaggero: «Qui ad Adana la situazione è drammatica: stiamo cercando in qualsiasi modo di uscire dalla città, ma ad ora pare molto difficile. Le case sono inagibili, anche la mia è stata danneggiata. Quando c’è stata la prima scossa siamo corsi fuori, siamo saliti in auto e abbiamo raggiunto un parco dove c’era una sorta di punto di ritrovo. Siamo rimasti lì per molte ore. Ma ripeto: qui la situazione è davvero drammatica, ora in pullman sto provando a raggiungere Ankara».

Alcuni degli italiani che si trovano in questa parte della Turchia sono qui perché hanno rapporti commerciali o di lavoro con le industrie del settore tessile.

Davide Tini, invece, era in missione per la sua azienda, abruzzese, insieme a due colleghi cinquantenni. Lui è di Silvi Marina, in provincia di Teramo.

 

Stava dormendo quando c’è stata la prima scossa?
«Sì, qui erano le 4.20 quando tutto ha cominciato a tremare. Prima abbiamo sentito un grande boato. Tutto si muoveva. Una cosa mai vista. Con i due colleghi siamo corsi fuori dall’hotel, che si chiama Dedeman. Era buio. Per fortuna la struttura che ci ospita ha tenuto, non è stata danneggiata come il resto della città. E si è visto l’inferno».

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Sono stati attimi di terrore.
«Sì, c’è stata molta paura. Poi le scosse sono continuate, per tutta la giornata. I dipendenti dell’hotel ci hanno aiutato, ci hanno fatto tornare dentro. Speravamo che il peggio fosse passato. Ma prima di mezzogiorno c’è stata l’altra scossa forte e siamo scappati di nuovo all’esterno. Siamo stati fortunati perché in questo quartiere gli edifici hanno tenuto, ma è una situazione spaventosa. Poi siamo rientrati nelle hall dell’hotel, ma la terra trema spesso, di continuo».

Adesso proverete a tornare in Italia. Vi stanno aiutando?
«Sì, ci hanno detto che stanno organizzando il viaggio per farci rientrare, ma non è così semplice. Stiamo aspettando, sperando che non ci siano altre scosse. Abbiamo già parlato con l’Ambasciata e il Consolato. La nostra azienda, in collaborazione con l’Ambasciata, ci ha spiegato che appena riusciranno a raggiungerci ci faranno rientrare, ma ora tutte le strade sono bloccate, la città è isolata».

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