Silvia Romano, 23 richieste di arresto e sequestro di beni in Somalia per la volontaria rapita

Silvia Romano, 23 richieste di arresto e sequestro di beni in Somalia per la volontaria rapita
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Mercoledì 20 Novembre 2019, 00:23 - Ultimo aggiornamento: 10:16

Rapimento di Silvia Romano: a un anno esato dal sequestro della giovane volontaria romana, le autorità della Somalia hanno ordinato 23 arresti e il sequestro di beni nell'ambito dell'inchiesta. La 23enne della Ong «Africa Milele» sarebbe in Somalia nelle mani di un gruppo islamista vicino agli jihadisti di Al- Shabaab. La giovane romana venne rapita il 20 novembre del 2018 in Kenya a Chakama, un'ottantina di chilometri da Nairobi.


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Silvia Romano portata in Somalia dopo il rapimento in Kenya nove mesi fa
 


A essere colpiti dai provvedimenti sono 23 tra pirati e jihadisti appartenenti all'organizzazione Al-Shaabab: a quanto apprende l'Adnkronos, sono stati raggiunti da misure preventive personali e patrimoniali in Somalia in relazione al rapimento della cooperante italiana sequestrata il 20 novembre scorso nel villaggio di Chakama in Kenya e attualmente, secondo quanto ricostruito anche dalla Procura di Roma e dai carabinieri del Ros, tenuta prigioniera dal gruppo terrorista affiliato ad Al Qaeda.

I 23 - pirati, capi locali di al Quaida e mediatori - sono sospettati di aver organizzato e gestito il sequestro della cooperante italiana. Ad autorizzare le richieste di arresto e di sequestro di beni è stato il presidente della Alta Corte del South West State, da cui dipende una sezione specializzata anti pirateria che dallo scorso mese di luglio indaga sul caso e della quale fa parte, come esperto «onorario», anche un italiano, Mario Scaramella, da quasi dieci anni in Somalia dove insegna diritto pubblico.

Sarebbe stato proprio Scaramella a proporre le misure di prevenzione sui sospetti (uno dei quali sarebbe già detenuto a Baidoa). Contattato dall'Adnkronos Scaramella, che, prima di essere nominato docente alla South West State University e membro onorario della Alta Corte ha lavorato come assistente del procuratore federale della Somalia nella repressione della pirateria, si è limitato a dire: «Bisogna astenersi da commenti e dal fornire dettagli su una vicenda in corso, indagano le procure dei paesi coinvolti che spero assicureranno alla giustizia I criminali responsabili e gli sciacalli, mediatori senza scrupoli, che hanno speculato e speculano sulla vita di una ragazzina indifesa».

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