Russiagate, la guerra delle spie. Conte davanti al Copasir, Barr a Roma incontra gli 007

Russiagate, la guerra delle spie. Conte davanti al Copasir, Barr a Roma incontra gli 007
di Cristiana Mangani
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Giovedì 3 Ottobre 2019, 08:55 - Ultimo aggiornamento: 11:16

ROMA Una visita irrituale quella che il procuratore generale americano William Barr ha fatto la scorsa settimana in Italia. Una missione che doveva rimanere riservata e che, invece, ha avuto grande risonanza sui media statunitensi. Dietro il viaggio a Roma c'è il Russiagate, ma anche l'Ucrainagate, e tutte quelle presunte manovre che il presidente Donald Trump crede che siano state ordite dai servizi segreti occidentali per tentare di affossarlo, compresa l'Italia quando ai vertici americani c'era Obama.

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GLI INCONTRI
Barr è arrivato venerdì scorso all'Hotel Marriot Gran Flora, con un largo seguito di persone, compreso John Durham, il procuratore da lui incaricato di indagare sulle origini dell'inchiesta. Ma non è stata la sua prima visita, perché era già venuto nella Capitale a Ferragosto, quando era ancora in carica il governo gialloverde. In entrambe le occasioni il procuratore generale Usa non ha incontrato il suo omologo, bensì i servizi segreti italiani, e in particolare Gennaro Vecchione, direttore del Dis. La scorsa settimana, poi, tutti i vertici dell'intelligence sono stati convocati a Piazza Dante, nel palazzo degli 007, per ascoltare le richieste dell'amico americano. E gli incontri sono avvenuti con il placet del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Non può che stupire, però, la modalità parecchio insolita: non sarebbe spettato a Barr sollecitare un aiuto ai servizi italiani per fare chiarezza sul Russiagate. E quindi le sue ripetute sollecitazioni suonano molto come una pressione nei confronti dell'Italia, i cui agenti segreti sono sospettati di aver partecipato all'operazione contro Trump, insieme con i colleghi australiani e inglesi. Ed è per questa ragione che ora sulla vicenda indagherà il Copasir.

A riferire del viaggio a Roma è stato George Papadopoulos, ex membro del Comitato consultivo per la politica estera nella campagna elettorale di Trump durante le presidenziali del 2016. In un tweet postato nei giorni scorsi parla della visita di Barr e tira in ballo ancora una volta il Russiagate e il ruolo di Joseph Mifsud, il docente maltese della Link university che, secondo l'inchiesta del procuratore Robert Mueller lo avrebbe messo al corrente dell'esistenza delle mail compromettenti su Hillary Clinton. Nel messaggio, l'ex consigliere ribadisce: «Barr è stato in viaggio ufficiale in Italia negli ultimi due giorni. Come ho spiegato mesi fa, anche nel mio libro, Mifsud era un agente italiano gestito dalla Cia. L'Italia detiene le chiavi del regno».

E allora se Mifsud era una spia al servizio di un paese occidentale (con la complicità di Australia e di Gran Bretagna), il procuratore americano è venuto a Roma in gran fretta per cercare aiuto, ma anche per capire fino a che punto il nostro paese potesse essere coinvolto. Ha chiesto anche chiarimenti sul ruolo della Link Campus university, dove il professore maltese lavorava. Mifsud - che ha fatto perdere le sue tracce da molto tempo e che potrebbe trovarsi in Russia - avrebbe fornito di recente una deposizione audio al procuratore John Durham, incaricato dal ministro della giustizia di fare luce sulla vicenda.

I DOCUMENTI
A questo, poi, si aggiungono le indiscrezioni pubblicate su The Hill dal giornalista John Solomon, per il quale Trump sarebbe pronto a rendere pubblici dieci documenti classificati che creerebbero non poco scompiglio e dai quali si evincerebbero le trame delle intelligence occidentali durante la campagna elettorale. Anche per Solomon «Mifsud era un collaboratore di vecchia data dei servizi cui venne richiesto specificatamente dai suoi contatti di incontrare Papadopoulos a pranzo a Roma a metà marzo 2016».

E ora, davanti a un rischio concreto di impeachment, è probabile che il presidente Usa stia cercando di far valere il suo potere nei confronti degli Stati storicamente alleati.

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