«Russia-Usa, rischio guerra per le armi all'Ucraina». E la Cina spinge sul nucleare

L’ambasciatore di Mosca a Washington: «Forniture pericolose e provocatorie»

«Russia-Usa, rischio guerra per le armi all'Ucraina». E la Cina spinge sul nucleare
di Cristiana Mangani
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Domenica 10 Aprile 2022, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 10:17

Crescono i timori di un nuovo conflitto mondiale con una parte dello scacchiere che vede schierate Cina e Russia, e l’altra gli Stati Uniti. In questo scenario, non possono che preoccupare le notizie diffuse dal Wall street journal che ha rivelato di come la Cina abbia accelerato l’espansione del proprio arsenale nucleare, dopo avere modificato la valutazione sulla minaccia rappresentata dall’America. Il giornale cita fonti che sarebbero molto interne alla leadership cinese. E anche se lo sforzo nucleare cinese è antecedente all’invasione russa dell’Ucraina, secondo il Wsj, proprio la riluttanza degli Stati Uniti a essere coinvolti direttamente nel conflitto avrebbe rafforzato la convinzione di Pechino di sviluppare il proprio arsenale nucleare come deterrente. Insomma, qualcosa che convincesse ancora di più gli Usa a rimanere fuori dalla guerra. 

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LE IMMAGINI
Secondo la leadership cinese, infatti, un arsenale nucleare più potente potrebbe rappresentare il deterrente necessario a evitare che Washington decida di entrare direttamente in campo nel caso di un potenziale conflitto su Taiwan.

Gli analisti che hanno studiato le immagini raccolte dai satelliti spia, ritengono che Pechino abbia accelerato, tra l’altro, la realizzazione di oltre un centinaio di sospetti silos per missili con testate nucleari in una remota regione occidentale del Paese. Circa 119 silos che potrebbero ospitare missili in grado di raggiungere anche il territorio degli Stati Uniti.

Uno scenario che aggrava e di molto le tensioni attuali e sul quale è intervenuto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «L’Italia non smette di credere nella diplomazia e mantiene un canale aperto con entrambe le parti in guerra» per «sostenere la Turchia nello sforzo diplomatico di arrivare alla pace». Ma soprattutto - ha chiarito - «sarà netta l’opposizione a un intervento militare della Nato perché porterebbe a una guerra mondiale».
Poco prima l’ambasciatore russo negli Usa, Anatoly Antonov, aveva manifestato disappunto per i continui aiuti militari garantiti a Zelensky. A cominciare da quelli che ieri ha annunciato Boris Johnson al presidente ucraino. «Altre armi Nato a Kiev? - ha protestato il diplomatico di Mosca - Il rischio di una guerra con gli Usa è più vicino». E ha aggiunto: «Il continuo rifornimento di armi all’Ucraina da parte dell’Occidente potrebbe portare a uno scontro militare diretto tra Russia e Stati Uniti. Gli Stati occidentali sono direttamente coinvolti dal momento che continuano a pompare l’Ucraina con armi e munizioni, alimentando così ulteriori spargimenti di sangue. Avvertiamo che queste azioni sono pericolose e provocatorie perché sono dirette contro il nostro Stato. Possono portare Stati Uniti e Federazione Russa sulla via del confronto militare diretto».

Tutto questo mentre dalla Cina arrivano una serie di foto satellitari centrate su un’area desertica di mille chilometri quadrati nella provincia cinese del Gansu che rilanciano gli interrogativi sui piani missilistici di Pechino. Le immagini mostrano l’apparente completamento dei lavori di scavo di un centinaio di silos utilizzabili per celare missili a testata nucleare. Le opere erano già state rilevate nel giugno del 2021, ma erano allo stadio iniziale, ancora coperte; ora sarebbero state ultimate, appaiono allo scoperto, mostrando una possibile accelerazione nell’espansione dell’arsenale. 

L’AMMIRAGLIO
L’aumento delle dotazioni nucleari era già stato rilevato con preoccupazione, dal capo del Comando strategico degli Stati Uniti, ammiraglio Charles Richard, che ha definito l’arsenale «mozzafiato». La comunicazione era stata pubblicata sul sito della sottocommissione Stanziamenti della Difesa della Camera dei rappresentati, in vista dell’udienza (a porte chiuse) dell’ammiraglio davanti ai legislatori di Washington. Per l’ufficiale americano, il build-up di Pechino rischia di mettere in moto una rapida escalation tra gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare.

Finora, comunque, Pechino ha lasciato intendere di essere impegnata a non usare mai l’arma atomica per prima e si è accontentata di un arsenale ridotto, capace di servire da deterrente. Da tempo però è partito lo sviluppo di nuovi ordigni per colmare la distanza tecnologica e distruttiva dagli Stati Uniti (la scorsa estate Washington fu sorpresa e scioccata dal test di un missile ipersonico cinese). I nuovi silos, veri o presunti, sarebbero abbastanza larghi per celare i DF-41, missili a lungo raggio entrati in servizio nel 2020 e capaci di raggiungere il territorio americano. In questo clima di animosità internazionale diffusa, cresce anche il rischio di un errore di valutazione. A marzo un missile indiano è stato lanciato «per un malfunzionamento» in territorio pachistano. È piombato in un’area di campagna e, fortunatamente, la difesa di Islamabad ha mantenuto nervi saldi. 
 

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