Russia, la battaglia dei sabotaggi: un incendio a Mosca nel centro aerospaziale

In fiamme l’Istituto più importante della Russia. Nessuna vittima ma danni ingenti

Russia, la battaglia dei sabotaggi: un incendio a Mosca nel centro degli Shuttle
di Cristiana Mangani
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Domenica 22 Maggio 2022, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 23 Maggio, 14:07

Ancora fiamme nei principali impianti russi. Ieri il fuoco è divampato nei locali dell’Istituto centrale di aeroidrodinamica Zhukovsky (TsAGI), nella regione di Mosca, il più importante Centro aerospaziale della Russia. «Una sottostazione di trasformazione è in fiamme nell’area di 30 chilometri quadrati al numero 1 di via Zhukovsky», è la notizia segnalata da una fonte locale. La stessa che ha poi riferito che l’incendio è stato spento e che non ci sono state vittime. Ma quel fumo nero che sale dall’impianto, le cui foto hanno fatto il giro del mondo, è l’ennesima prova della non casualità di questi incendi. Tra gli sviluppi del TsAGI ci sono la partecipazione ai progetti del razzo Energia e dello Space Shuttle Buran (mai entrato in servizio, ndr), e anche se ora sembra tutto tornato normale, dal Cremlino cominciano ad ammettere che potrebbe essere in atto una cyberguerra messa in campo dall’Ucraina, o da altri paesi occidentali, contro la guerra scatenata dalla Russia nei confronti di Kiev.

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I PRECEDENTI

Con un salto indietro di poche settimane, infatti, si arriva al 21 aprile scorso, quando le fiamme si sono sviluppate a Tver, 150 chilometri a nord-ovest di Mosca, nell’Istituto centrale di ricerca delle forze di difesa aerospaziali della città, considerata la Cape Canaveral russa, che si occupa anche dei sistemi di lancio e di difesa missilistica.

Successivamente un rogo di ampie dimensioni si è sviluppato nel più grande impianto chimico di solventi nella città di Kineshma, a 400 kilometri dalla capitale. E il primo maggio nello stabilimento di Perm, negli Urali centrali, dove si produce la polvere da sparo per armamenti compresi i sistemi lanciamissili Grad e Smerch.

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Ancora fuoco il 3 maggio nel magazzino della Prosveshchenie, una delle case editrici più storiche della Russia, specializzata nella pubblicazione di libri di testo. Le fiamme hanno interessato circa 33mila metri quadrati dei 122mila di superficie totale. Sono bruciati migliaia di testi scolastici e materiale per la stampa. Le autorità hanno escluso il dolo, ma un particolare fa pensare che si possa trattare di un altro attacco mirato. Subito dopo lo scoppio della guerra, un ordine di servizio interno della società editrice aveva stabilito di eliminare dai testi riferimenti inappropriati all’Ucraina e a Kiev, in quest’ultimo caso consentito, ma solo se si parla della Rus di Kiev e comunque citata una volta sola. Nata durante il periodo sovietico, la casa editrice era stata privatizzata nel 2011. Da qualche anno era passata sotto il controllo di Arkady Rotenberg, uno degli uomini più vicini a Putin. 

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Gli attacchi a strutture russe sono andati avanti il 4 maggio, quando è stata la volta della zona industriale di Nizhni Novgorod, a est di Mosca, dove sono bruciati 2 mila metri quadrati di un deposito di solventi. Mentre cinque persone sono morte, inclusi due bambini, in una serie di incendi scoppiati nella zona di Krasnoyarsk, terza più grande città siberiana, centro industriale e importante snodo della Ferrovia Transiberiana. Le fiamme hanno mandato in fumo decine di edifici in diversi villaggi. Secondo la protezione civile, il fuoco è divampato a causa di «cortocircuiti dovuti a cavi invertiti e al crollo di una linea elettrica provocato da forti venti fino a fino a 40 m/s». Ma il servizio meteo internazionale Timeandate riportava nella zona dei roghi venti dai 4 ai 13 chilometri orari che, stando alle tabelle internazionali, indicano vento meno che moderato. Un particolare, quello della spiegazione delle autorità russe, che addensa le nubi del sospetto sulla reale causa.

LUOGHI SIMBOLICI

Ciò che colpisce è la natura dei luoghi andati in fumo: posti strategici, oltre che simbolici. Siti che inducono a immaginare che si tratti più di obiettivi che di casualità. Inoltre, provocare un incendio a distanza con i sistemi antincendio collegati a un computer per un hacker è un gioco da ragazzi, dicono gli esperti: un pirata della rete ci mette poco a introdursi nel sistema web e a scatenare un corto circuito. Per esempio nel sistema di riscaldamento, semplicemente alzando oltre i livelli di guardia la temperatura delle caldaie. Non è sfuggito agli osservatori che a ogni rogo le immagini siano state mostrate innumerevoli volte dai canali social ucraini. Del resto sono mesi particolarmente difficili per l’Fsb, il potente servizio segreto russo: controlla il Paese ma si trova probabilmente in difficoltà perché impiegato anche sul fronte. 

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