Russia, i chip per i carri armati dagli elettrodomestici? Lavatrici, refrigeratori e tiralatte: l'export sospetto che aiuta Mosca

Bloomberg smaschera il flusso dai Paesi ex Sovietici

Russia, i chip per i carri armati dagli elettrodomestici? Lavatrici, refrigeratori e tiralatte: l'export sospetto che aiuta Mosca
di Marco Ventura
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Martedì 1 Novembre 2022, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 08:47

È boom di lavatrici, refrigeratori, addirittura tiralatte elettrici esportati da Occidente nei paesi dell’ex Unione sovietica (quelli dell’area economica eurasiatica) e da qui reindirizzati in Russia senza controlli di dogana, per essere infine cannibalizzati. Obiettivo: estrarne chip e semiconduttori che sono indispensabili alla produzione militare e non reperibili dalla Russia sul mercato internazionale per via delle sanzioni. È questa la conclusione a cui giunge Bloomberg in un reportage che scava in una frase di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, che un mese fa ha rivelato come i militari russi stiano recuperando chip da elettrodomestici «perché a corto di semiconduttori, l’industria russa è a pezzi e la sua economia in rianimazione».

A dirlo per la prima volta è stato il segretario di Stato Usa al Commercio, Gina Raimondo, in un’audizione al Senato, citando fonti ucraine.

Tutto è cominciato con l’analisi e lo smontaggio dei frammenti di armi che le battaglie lasciano sul terreno. L’Intelligence di Kiev, infatti, ha osservato un’insolita presenza nei carri armati di chip impiegati di solito nelle apparecchiature civili. Bloomberg ha incrociato le informazioni con lo studio dei flussi d’esportazione di alcuni elettrodomestici verso i paesi ex sovietici, e ha scoperto che c’è stato un picco di consegne dall’Europa. L’Armenia, per esempio, ha importato lavatrici dalla Ue nei primi 8 mesi dell’anno, in coincidenza con l’invasione russa, più di quante ne avesse importate nei due anni precedenti insieme. Il Kazakhstan ha acquistato refrigeratori, lavatrici e tiralatte elettrici per un valore di 21.4 milioni di dollari in agosto, più del triplo del valore per quelle merci nello stesso periodo del 2021.

Esperti anonimi citati da Bloomberg confermano che è possibile l’uso militare di microprocessori di elettrodomestici, anche se generalmente in armi basiche. Nonostante un calo di nascite del 4.3 per cento, nella prima metà di quest’anno l’Armenia ha importato il triplo di tiralatte dell’anno precedente. Sorprendente il dato kazako: un crollo della natalità dell’8.3 per cento, a fronte del 633 per cento in più di tiralatte dall’Europa. Significativo che dal Kazakhstan siano state spedite in Russia lavatrici per 7.5 milioni di dollari nel 2022 e quasi nessuna nel precedente biennio. James Byrne, direttore dell’Open Source Intelligence and Analysis Research al Royal United Service Institute, una Fondazione Britannica, dice a Bloomberg che anche sistemi d’arma molto sofisticati possono impiegare componenti microelettrici «che si trovano negli elettrodomestici, è possibilissimo che il complesso militare industriale russo stia importando merce da cannibalizzare». 

CHIP “STUPIDI”
Lo scorso maggio il sito specializzato Defense View, vicino alla Difesa indiana, ha osservato che aziende russe come la Mikron possono auto-produrre componenti di qualità sufficiente, perfino caccia ad alta tecnologia non necessitano infatti di chip d’ultimissima generazione, bensì di microprocessori anche «stupidi e ingombranti, ma stabili e robusti». Gli stessi missili Iskander usano chip d’uso civile. E i russi sanno come estrarre semiconduttori anche da circuiti radio. Il che non esclude che i soldati ucraini possano aver detto la verità osservando componenti tratti da banali elettrodomestici sui tank distrutti. 

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