Regno Unito, elezioni 2019, giovedì si vota: i candidati, l'enigma Brexit e i possibili scenari

Regno Unito, giovedì si vota: i candidati, l'enigma brexit e gli scenari
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Martedì 10 Dicembre 2019, 17:42 - Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 20:25

La Gran Bretagna affronta quelle che molti osservatori hanno definito le elezioni più importanti dal dopoguerra: non solo per la polarizzazione delle posizioni politiche - da una parte un partito conservatore molto a destra e dall'altra un Labour molto a sinistra, ma anche perché, nei fatti, la consultazione è un nuovo referendum sulla Brexit. I cittadini britannici sono chiamati ad eleggere i 650 membri della Camera dei Comuni, a soli due anni e mezzo dalle elezioni del 2017. Boris Johnson spera di conquistare una netta maggioranza, così da poter lasciarsi alle spalle l'impasse parlamentare che finora l'ha costretto a procrastinare l'accordo con l'Ue per la Brexit. Il Labour guidato da Jeremy Corbyn, invece, secondo gli ultimi sondaggi, non ha alcuna chance di conquistare da solo la maggioranza, a meno che non riesca a metter insieme una coalizione stabile in grado di rinegoziare in termini maggiormente "europeisti" l'intesa per la Brexit per sottoporla poi a referendum. 

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I candidati. I principali candidati delle General elections sono il Partito Conservatore del premier in carica Boris Johnson e il Partito Laburista di Jeremy Corbin. In corsa anche i Liberaldemocratici di Jo Swinson e il Brexit Party del brexiteer Nigel Farage che, però, non si presenta in alcuni collegi per non svantaggiare i conservatori. Come si vede nel grafico in alto (dove sono descritti i seggi vinti dai due principali schieramenti), il Partito Laburista e quello Conservatore, che si sfidano a colpi di elezioni dal 1918, si sono spartiti in modo abbastanza equo il governo della Gran Bretagna.

Il giorno del voto. I seggi verranno aperti intorno 7 (le 8 in Italia) per chiudere alle 22 (le 23 in Italia), quando cominceranno a essere diffusi i primi exit poll. Un risultato ufficiale finale è atteso nella giornata di venerdì 13. Si calcola che saranno circa 45 milioni i britannici ad essere chiamati alle urne per eleggere i prossimi 650 membri della Camera dei Comuni. Ad avere diritto di voto sono i britannici dai 18 anni in su, compresi i cittadini della Repubblica d'Irlanda e quelli degli Stati del Commonwealth che però abbiano la loro residenza in Gran Bretagna. I cittadini residenti all'estero possono votare solo se nel corso degli ultimi 15 anni si sono registrati a votare.


Il sistema elettorale. Il Regno Unito ha un sistema maggioritario relativo. Nel parlamento entra solo il candidato che ottiene il maggior numero di voti nella propria circoscrizione elettorale, i voti del candidato perdente cadono nel vuoto. Questo ovviamente favorisce i due partiti maggiori, ossia i conservatori e i laburisti, e in passato ha creato equilibri chiari in quanto a rapporti fra maggioranza e minoranza parlamentare (anche se, in realtà, in tempi recenti si è verificata più spesso la situazione dell'hung parliament). Delle 650 circoscrizioni elettorali presenti in Gran Bretagna, 533 si trovano in Inghilterra, 59 in Scozia, 40 nel Galles e 17 in Irlanda del Nord.

Gli scenari. Se nessun partito raggiungerà la maggioranza assoluta, si apriranno le trattative per la formazione di una coalizione oppure per la creazione di un esecutivo di minoranza. Finora sono dati come favoriti i Tories guidati da Boris Johnson, ma il contrasto tra i conservatori e le altre forze politiche britanniche è decisamente forte. L'alleanza che Theresa May fece col Dup nord-irlandese è difficile da replicare visti i contrasti sul tema clado di Brexit. Ancor più basse le probabilità che siano i laburisti ad ottenere una maggioranza, anche se si potrebbe prospettare un'alleanza con lo Scottish National Party, a patto però d'un referendum per l'indipendenza della Scozia.
 


   

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