Quando nel 1936 seppe che zio David aveva abdicato e che suo padre era il nuovo re, Elisabetta aveva solo 10 anni. La sorella Margaret le disse: «Questo vuol dire che un giorno diventerai regina? Povera te». Dalla casa di Piccadilly andarono ad abitare dall'altra parte di Green Park, a Buckingham Palace. Era allora un luogo orribile, pieno di spifferi gelati, con il vento che ululava nei camini e i lunghi corridoi frequentati da topi e scarafaggi. Anche se oggi è uno splendido palazzo, Elisabetta non l'ha mai amato.
Gli studi
Se avesse potuto scegliere, avrebbe fatto la nobildonna di campagna, con figli, cani e cavalli dei quali occuparsi ogni giorno. Invece le insegnarono a diventare regina: studiò storia dov'era accaduta, nelle stanze di Elisabetta I a Windsor, e a St James's, il palazzo di Enrico VIII. La nonna, Queen Mary, le fece studiare poesia perché imparasse a fare economia di parole nei discorsi. Suo padre, Giorgio VI, la chiamava ogni giorno accanto a sé per spiegarle il lavoro di un re. Queen Mary le diceva che il dovere doveva venire prima di ogni cosa, anche della famiglia. Sua madre Elizabeth le ricordava che era finito il tempo nel quale la monarchia era data per scontata: ora il rispetto e l'affetto dei sudditi andavano conquistati ogni giorno, con l'esempio e la dedizione. Aveva 13 anni quando conobbe il diciottenne Filippo.
Poi, improvvisamente, il 6 febbraio del 1952, 70 anni fa, le dissero che suo padre era morto nel sonno. Lei si trovava in Kenya con Filippo, sul Treetops, un hotel ricavato sui rami di una grande pianta. Vi era salita come principessa, ne scese come regina. Non pianse, non disse nulla, tenne il suo grande dolore per sé. Passeggiò a lungo con Filippo e parlarono di come ora sarebbe cambiata la loro vita. In Gran Bretagna Elisabetta è un membro onorario di ogni famiglia, e quando a Natale pronuncia il suo discorso in televisione è come se tutti ascoltassero una nonna rispettata e rassicurante, che ha visto accadere ogni cosa del mondo e che sa che non bisogna spaventarsi mai, perché tutto passa, tutto si risolve con l'impegno, la collaborazione, la determinazione e, per chi ha fede come lei, con l'aiuto di Dio.
Da Diana a Meghan
Alcune donne, come Lady Diana e Meghan Markle, hanno creduto di saperne più di lei su come si deve regnare. Quando Diana morì tragicamente a Parigi, per Elisabetta era ormai un'estranea, che aveva sparso veleno sulla famiglia reale in libri e interviste. Fu un errore, che sottovalutava i sentimenti dei sudditi, al quale rimediò con l'intervento in tv e il cenno del capo al passaggio del feretro. Meghan è stata trattata con ogni riguardo, ma se pensava di venire a Londra a riaccendere a spese dell'istituzione monarchica i riflettori che si erano spenti sulla sua modesta carriera di attrice, si sbagliava di grosso. I fallimenti e le fragilità della famiglia della regina fanno solo risplendere il suo esempio, come ha dimostrato anche reagendo con fermezza allo scandalo del figlio Andrea. Tra le immagini di questi anni del Covid ricorderemo quella della regina, seduta da sola con la mascherina nera sui banchi della St George's Chapel di Windsor ai funerali di Filippo. La sera prima, il premier Boris Johnson aveva partecipato a un party a Downing Street, violando le regole che lui stesso aveva imposto ai cittadini. Questa è la differenza tra senso del dovere e opportunismo, tra una grande sovrana e politicanti che vanno e vengono, inadeguati e incuranti di quello che la Storia dirà di loro. Elisabetta è la personificazione di quello che la Gran Bretagna vorrebbe far apparire al mondo, e tutti vorrebbero che il suo regno non finisse mai.
This year marks Queen Elizabeth's Platinum Jubilee, marking her 70th year on the British throne. CNN's Max Foster looks back at previous jubilees and at what celebrations to expect this year https://t.co/IU4dpxxCpn pic.twitter.com/WgdJZxtxvk
— CNN (@CNN) February 4, 2022