Qatargate, Miguel Urbán: «Minacciato dagli 007 stranieri, troppe interferenze sull’Ue»

L’europarlamentare subì una misteriosa irruzione in casa: «Era un avvertimento»

Qatargate, Miguel Urbán: «Minacciato da 007 stranieri troppe interferenze sull Ue»
di Elena Marisol Brandolini
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Sabato 17 Dicembre 2022, 00:14 - Ultimo aggiornamento: 00:27

Miguel Urbán, 42 anni, è un deputato del parlamento europeo, coordinatore nella Commissione per i Diritti Umani per il gruppo della Sinistra. L’anno scorso, la sua abitazione di Madrid fu visitata da estranei, caso di cui si occupò l’allora presidente dell’europarlamento David Sassoli, che si rivolse alle autorità spagnole chiedendo per lui una maggiore protezione. Su questo episodio è stata chiamata a indagare anche l’intelligence spagnola, e sarebbe uno degli eventi da cui ha preso le mosse l’indagine sulle interferenze di Paesi stranieri scaturita poi nel cosiddetto Qatargate. Dietro all’intrusione nella casa di Urbàn potrebbe esserci infatti l’azione di un servizio segreto estero, di qualche Stato a cui l’europarlamentare aveva evidentemente dato fastidio.

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Alcuni sconosciuti entrarono a casa sua, come avvenne?

«Nel maggio del 2021 entrarono nella mia abitazione di Madrid, non mi rubarono cose di valore, che lasciarono tutte esposte sopra il mio letto.

Portarono via solo alcune foto di famiglia, due dischi rigidi dove avevo per lo più articoli, foto, dichiarazioni dei redditi e un salvadanaio della stanza dei bambini». 

A cosa attribuisce questa visita?

«Tutti quelli con cui parlai, dai servizi di sicurezza dell’europarlamento al perito dell’assicurazione dell’appartamento, mi dissero che non si trattava di un furto, che sembrava più una minaccia e che sicuramente era in relazione con la mia attività politica e parlamentare. Ho ricevuto molte minacce da parte dell’estrema destra perché mi occupo di temi come l’immigrazione, ma se fosse stata l’estrema destra mi avrebbero distrutto casa, non riordinato le cose di valore. Non ho prove per segnalare nessuno. Certo è che accaddero varie cose in quel mese. Allora le relazioni tra Spagna e Marocco erano molto tese perché la Spagna aveva accolto il leader del Fronte Polisario, Gali. Ma in quell’epoca, avevo problemi anche con i Bolsonaro, in Brasile. Quattro giorni dopo la “visita” a casa mia, Eduardo Bolsonaro, figlio di Jair e capo del bolsonarismo politico, mi dedicò un video di 21 minuti in spagnolo, minacciandomi».

Lei ha sempre avuto una posizione chiara sul Marocco in relazione ai diritti umani.

«Mi sono dedicato al tema dei diritti umani nel Sahara Occidentale denunciandone l’occupazione. Ma non l’ho fatto solo sul Marocco, anche sul Qatar, sul Brasile, sul Nicaragua. L’unica differenza è che la questione del Sahara in Europa è molto presente e per il Marocco è importante l’opinione pubblica europea per legittimare la sua occupazione, investe molto nella sua diplomazia per giustificarla».

Come sono le relazioni tra il Marocco e il parlamento europeo?

«Al Marocco interessa molto l’opinione pubblica spagnola, quella francese e quella europea. Il tribunale europeo di Giustizia del Lussemburgo, nell’annullare l’accordo commerciale tra la Ue e il Marocco, affermava che l’occupazione marocchina del Sahara non sarebbe possibile senza la partecipazione delle imprese europee allo spoglio delle risorse naturali del Sahara occupato. Che il Marocco amministra illegalmente perché c’è un’occupazione. Ci sono interessi di multinazionali europee e del Marocco nell’occupazione del Sahara e in ciò il parlamento europeo gioca un ruolo importante. Ma si guarda molto il parlamento e poco la Commissione. Perché la Commissione fa ricorso contro questa sentenza del suo tribunale? Il tribunale dice che è illegale includere il Sahara nel territorio interessato all’accordo. Secondo il diritto internazionale, infatti, una potenza occupante non può amministrare le risorse del territorio occupato, è illegale. E invece questo viene permesso e in ciò è fondamentale l’Unione europea, perché la maggioranza delle imprese è europea. Questo giustifica che il Marocco abbia con la sua diplomazia uno spazio privilegiato nelle istituzioni europee, è una diplomazia molto attiva. Salta alla vista la quantità di riunioni dell’ambasciata marocchina con diversi deputati di tutti i gruppi e paesi. Il peso che ha il Marocco sui fondi di aiuto allo sviluppo, di buon vicinato e controllo migratorio è davvero grande».

Lei pensa che ci siano delle pratiche illecite in questo senso?

«Questo dovrà determinarlo l’indagine in corso. Credo che il parlamento europeo debba dotarsi di una commissione speciale d’indagine. Perché non siamo davanti a un problema di mele marce ma a una questione strutturale, che alcuni di noi sostenevano sarebbe venuta fuori prima o poi». 

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