Putin, lo psicologo Caretti: «È uno psicopatico carismatico: altera la realtà e non prova emozioni»

Parla lo psicologo clinico della Lumsa, esperto in psicologia dinamica e psicopatologia

Proteste contro Putin a Los Angeles
di Lorenzo Calò
4 Minuti di Lettura
Domenica 6 Marzo 2022, 14:11 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 10:25

Professor Vincenzo Caretti, psicologo clinico della Lumsa, esperto in psicologia dinamica e psicopatologia, molti si interrogano sulla follia di Putin. Ma davvero il presidente russo è un folle?
«Diciamo subito che Putin è perfettamente capace di intendere e di volere, dunque è da escludere qualsiasi disturbo di natura psichiatrica. Piuttosto, sono il suo comportamento sociale, il linguaggio che usa, i movimenti del corpo, la glacialità dello sguardo, che lasciano intravedere tratti di personalità non patologici ma comunque sintomo di una certa alterazione».

Alla luce della sua esperienza, come lo definirebbe?
«Uno psicopatico carismatico».

E dunque mezzo mondo dovrebbe intavolare trattative con un soggetto simile?
«Il punto è proprio questo.

Guardiamo il suo comportamento: uno sfrenato senso di sé e di onnipotenza, l'assoluta assenza di senso della misura in ordine alla propria autostima che sfocia nel narcisismo, nell'esaltazione del mito dello zar in cui lui stesso si identifica, nel culto della propria invincibilità fisica rimbalzata dalle immagini che lo ritraggono come esperto di judo. E tutto questo rafforzato da una sostanziale anaffettività e incapacità di provare qualsiasi senso di colpa».

 

Dunque è giusto l'epiteto di «Mad Vlad» che ormai utilizzano nei confronti di Putin un po' tutti i Paesi, non solo del blocco occidentale?
«Non so se sia giusto o no. Dico soltanto che questa sua manipolazione-distorsione della realtà produce quella che si definisce menzogna patologica, come per esempio far passare il messaggio che l'intervento in Ucraina serva a fermare un governo neonazista».

Eppure l'atteggiamento di Putin sembra aver ingannato negli anni molti leader europei e di altri Paesi: prima dialogante, ora respingente...
«E infatti uno dei tratti tipici di questo comportamento è la assoluta mancanza di empatia associata al rigetto di qualsiasi assunzione di responsabilità per gli effetti e le conseguenze delle proprie azioni. Il tutto avviene senza i segni di alcuna sofferenza psichica e, dunque, di patologia. È il costrutto di un evidente disimpegno morale».

Guerra nucleare, il generale svizzero: «Iniziate a pensare alle scorte di acqua e cibo per 5 giorni»

È possibile che la personalità del presidente russo sia mutata nel tempo, magari assumendo aspetti più spigolosi?
«C'è una ricca letteratura su questo tema grazie agli studi condotti da Bandura che nel caso di Putin possiamo così riassumere: il soggetto azzera le sanzioni interne e mantiene intatta la propria autostima. Questo avviene mediante una serie di elementi: la giustificazione morale (aggredisco tutto ciò che è anti-Russia); la distorsione della realtà (gli ucraini sono neonazisti); la minimizzazione degli effetti delle proprie decisioni; il dislocamento delle responsabilità; la de-umanizzazione delle vittime».

Da recenti immagini Putin appare imbolsito e gonfio. Molti pensano che abbia assunto iodio come terapia preventiva rispetto al rischio di esposizione a radiazioni in caso di attacco nucleare. È plausibile?
«Nessuno può confermarlo o escluderlo. Ma è possibile che abbia potuto assumere psicofarmaci che sono fra quelli di maggiore impiego al mondo. Quello che emerge con una certa evidenza è la trasposizione psicosomatica di un soggetto in tensione, con una personalità respingente e manipolatrice, una tensione che si esprime anche con il continuo ricorso alla minaccia».

È possibile, come anche alcuni suoi colleghi ipotizzano, che Putin stia scontando gli effetti del long Covid e che la pandemia possa averne condizionato la percezione della realtà?
«Non c'è dubbio che la pandemia abbia determinato effetti psicologici ma, attenzione, in Putin questo elemento non ha prodotto il rifugio in una realtà parallela bensì l'esasperazione di un senso di grandiosità e invulnerabilità».

Esiste un modello psichiatrico al quale può essere paragonato questo tratto della personalità del leader di Mosca?
«È un comportamento tipico degli ipocondriaci: in letteratura sono descritte queste tipologie comportamentali tipiche per esempio dei serial killer: tutti mostrano una personalità apparentemente invincibile e inscalfibile, incapace di provare ansia, paura, rimorso. E magari, senza che ne siano consapevoli, qualche cambiamento avviene nella loro stessa fisicità o corporeità. Guardare oggi una foto di Putin fa venire in mente proprio questo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA