«Abbiamo ucciso 600 soldati ucraini a Kramatorsk». Tradisce ansia di vendetta il portavoce del ministero della Difesa russo, Serhii Cherevatyi, che informa i giornalisti di un attacco missilistico contro una caserma ucraina alla ripresa dei combattimenti dopo la parziale tregua di Natale di Putin. Gli ucraini smentiscono immediatamente, e media internazionali indipendenti tra cui alcuni finlandesi diffondono le foto dei due edifici-dormitorio dove i missili russi avrebbero fatto strage di militari. Si vedono buchi e voragini solo sul terreno circostante. E il sindaco di Kramatorsk, nel Donetsk, teatro dell'attacco, parla di danni materiali. Nessuna vittima. Resta invendicato il bombardamento ucraino a Makiivka, dove un istituto commerciale che ospitava 600 soldati russi è stato centrato e distrutto nei giorni scorsi: 89 morti ufficialmente per Mosca, 400 secondo gli ucraini. L'incognita ora riguarda gli stock residui di missili russi dopo il dispendio micidiale, quotidiano, di attacchi alle infrastrutture energetiche del Paese per ridurre al buio e al gelo gli abitanti delle città.
Putin ora tartassa le aziende: così Mosca chiede aiuto per finanziare la guerra in Ucraina
LE SCORTE
Il ministro della Difesa di Kiev, Oleksii Reznikov, in base alle informazioni dei servizi segreti militari ha calcolato di quanto sono scese le scorte del nemico.
Guerra Ucraina-Russia, la tregua di Natale già vacilla. Ma Kiev non affonda per evitare accuse
BASSA PRODUZIONE
Due gli elementi che l'Isw tiene a evidenziare. Il primo è che ai russi sono rimasti per lo più sistemi d'arma meno precisi dei missili strategici, come gli S-300 e i 3M-55 Onyx. L'altro elemento riguarda la capacità di produzione bellica della Federazione russa, che dopo l'invasione è stata insolitamente bassa. «Un Paese osserva l'Isw normalmente incrementa la produzione di missili, razzi e altri sistemi d'arma e le relative munizioni, e mette l'industria militare sul piede di guerra appena la guerra comincia. La Russia non lo ha fatto». O per paura di ripercussioni economiche o per criticità del sistema. È però a un missile che sembra affidarsi il leader ceceno Kadyrov, che in un post notturno suggerisce con brutale franchezza di uccidere Zelensky. Non serve, premette, preoccuparsi per gli aiuti occidentali a Kiev. Siccome la guerra adesso avviene su territorio russo (il riferimento è alle regioni annesse da Putin) «non dovrebbero esserci negoziati, dobbiamo colpire la tana dei satanisti nel centro di Kiev. È necessario colpire il principale difensore e agitatore di questa vile ideologia: Zelensky». E conclude appellandosi ai «valori». «Gli ucraini stanno morendo invano per il diritto dell'Occidente di tenere sfilate arcobaleno davanti ai bambini. Sodoma e Gomorra furono punite dall'Onnipotente. Oggi questa spada della sacra punizione è nelle mani della Russia».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout