Putin, lo zar liquida l’Occidente. «Ha un piano brutale». Ma a Mosca le sanzioni lasciano il segno

Il cancelliere austriaco al Cremlino: non si fida della comunità internazionale

Lo zar liquida l’Occidente: «Ha un piano brutale»
di Marco Ventura
4 Minuti di Lettura
Lunedì 11 Aprile 2022, 23:59 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 10:14

È sempre più caldo il barometro della guerra in Ucraina e a misurare la temperatura direttamente a Mosca, dallo Zar, è il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, in un incontro di 75 minuti con il leader russo, Putin, a Novo-Ogaryovo, la residenza presidenziale alle porte della capitale. «Un confronto molto aperto, diretto e soprattutto duro», lo definisce al termine l’austriaco. «Putin diffida della comunità e del diritto internazionali. Si prepara un attacco brutale e massiccio» nell’Est e Sud dell’Ucraina.

Putin e l'ordine di lanciare la bomba nucleare: la possibile reazione (e l'ammutinamento) dei suoi agenti

Lo zar liquida l’Occidente


Il colloquio, il primo a Mosca di un capo di governo dell’Unione europea, non serve a sciogliere una sola delle certezze di Putin rispetto a quella che Mosca si ostina a far passare come «operazione militare speciale».

Quanto ai crimini perpetrati a Bucha o alla stazione di Kromatorsk, sarebbero stati oggetto di «una seria discussione», nella quale però Putin avrebbe espresso ancora una volta la posizione ribadita pure ieri dal ministro degli Esteri, Sergei Lavrov: «Provocazioni e messinscena oltraggiose degli ucraini».

 


I CORRIDOI UMANITARI


Nehammer avrebbe infine sottolineato con Putin l’urgenza dei corridoi umanitari per rifornire di acqua potabile e cibo le città assediate e portare in salvo donne, bambini e feriti: «Finché continueranno a morire i civili, le sanzioni saranno mantenute e, anzi, inasprite». Il leader austriaco ritiene, e lo ha poi detto alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che sia importante il «confronto diretto col presidente russo». Una sola nota positiva: Putin avrebbe ancora «fiducia nel processo di Istanbul come unico formato possibile per un confronto tra russi e ucraini».  Ma Lavrov avverte che Mosca non sospenderà le operazioni militari né prima né durante i prossimi round negoziali, perché a suo dire all’inizio la Russia era favorevole al cessate il fuoco ma gli ucraini «mostravano di non voler ricambiare». Lo farà solo quando ci sarà un documento concreto approvato come base per un vertice tra Putin stesso e il leader ucraino, Zelensky. 

LA POSIZIONE DI KIEV

Di contro, a fissare la linea rossa nei negoziati per Kiev è la vicepremier, Olga Stefanishyna: «Le garanzie di sicurezza devono essere il punto di partenza e comunque più ampie, non c’è modo di raggiungere un accordo se sono toccate la nostra integrità territoriale e la sovranità rispetto ai confini dell’Ucraina indipendente del 1991». Si potrebbero semmai immaginare “opzioni” sulle due Repubbliche separatiste del Donbass, ma a indicare il percorso saranno comunque «gli sviluppi della battaglia sul campo».  Altra novità di ieri è che alla luce dell’intransigenza di Putin e dell’aggressività dei russi, la Germania fa un ulteriore passo avanti verso il superamento della politica di non assistenza militare a Paesi in guerra. «L’Ucraina ha bisogno di altro sostegno, innanzitutto di armi pesanti», dice la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock. «Non è tempo di pretesti e scuse, ma di creatività e pragmatismo». Affermazione netta, che prelude alla possibilità che Berlino fornisca a Kiev anche carri armati. 


DECISIONI CONDIVISE

Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, precisa che ogni decisione sarà presa «in stretta collaborazione coi Paesi amici con cui ci consultiamo, non ci sarà nessuna azione individuale, ma solo e sempre azioni comuni e ragionate». Gli europei si stanno convincendo che le sanzioni non potranno da sole far ottenere che Putin sieda al tavolo della pace, anche se ieri, per esempio, le ferrovie di Stato, Russian Railways, sono state dichiarate inadempienti non essendo riuscite, causa sanzioni, a versare gli interessi obbligazionari. Il tentativo di pagare la cedola lo scorso mese è andato a vuoto. Sarebbe il primo default russo per un proprio debito internazionale in più di un secolo.  Durissimo l’Alto rappresentante della Ue, Josip Borrell: «La macchina da guerra della Russia sarà la stessa oggi, domani e la settimana prossima, che si tagli o no il gas, si muoverà come un rullo compressore». Ecco perché bisogna puntare sull’invio di armi e ieri è stato deciso il terzo finanziamento di 500 milioni dell’Unione ad hoc. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA